Idrologia Flashcards

1
Q

bacino idrografico

A

Si definisce bacino idrografico di un canale in un determinato punto di quest’ultimo la superficie composta dall’insieme delle aree di drenaggio dei canali laterali che convogliano direttamente l’acqua nel canale principale purché a monte del punto suddetto.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
2
Q

precipitazioni

A

La precipitazione è il processo che determina il trasferimento dell’acqua
dall’atmosfera alla superficie terrestre.
Esistono varie forme di precipitazione ma quelle di maggior interesse ingegneristico sono la pioggia e la neve. Tra esse la pioggia ha maggiore rilevanza alle medie e basse latitudini.
Per comprendere quali cause inneschino la pioggia è necessario considerare il
processo di trasformazione adiabatica di aria umida non satura

Applicando il I° principio della termodinamica ad una porzione infinitesima di aria non satura, considerando solo gli scambi energetici più rilevanti
dU + δL = δQ

Utilizzando l’equazione di stato del gas perfetto e tenendo in conto che la
trasformazione avviene senza significativi scambi di calore
m c p dT - V dP = 0

Separando le variabili, integrando e considerando il legame tra P ed e si
ottiene (e/e_0) = (T/T_0)^cp/R

Ad una fissata temperatura, in condizioni di equilibrio termodinamico, l’aria può contenere vapore d’acqua fino ad una certa quantità massima.
Indicando con es la pressione parziale corrispondente a tale quantità massima,
denominata pressione di vapore di saturazione o tensione di vapore, la si
può determinare dalla termodinamica classica attraverso l’equazione di
Clausius-Clapeyron: e_s = cos t exp(-L/Rt T).
es>e entrambe diminuiscono con la temperatura ma con velocità diverse.

In una espansione adiabatica di aria umida non satura, dall’analisi delle equazioni appena ricordate, si comprende che al diminuire di T diminuiscono sia e sia es, con legge di potenza la prima, con legge esponenziale l’altra.
Quando e tende a raggiungere es può avvenire potenzialmente un cambiamento di fase (condensazione).

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
3
Q

formazione pioggia

A

RISALITA DI ARIA DATA DA DUE CAUSE:
La condensazione avviene su minuscole particelle sferiche (nuclei di condensazione) che divengono goccioline in grado di unirsi per coalescenza.
Quando tali particelle divengono sufficientemente grandi e pesanti possono
cadere al suolo, con velocità di alcuni metri al secondo, nel rispetto di una nota distribuzione di raggi.

Se la condensazione del vapore sui nuclei avviene a temperatura minore dello
zero si verifica sublimazione e conseguente formazione di neve. Se invece il primo passaggio avviene a T>0, ma le particelle sono ancora piccole per cadere e continuano la risalita fino a quote con T<0, si forma la grandine.

LE DUE CAUSE
La produzione di sovra-saturazione per la formazione di nubi e precipitazioni
richiede lo sviluppo di moti verticali.
Tali moti possono essere prodotti da sistemi frontali, moti convettivi o a causa della presenza di orografia pronunciata.

  1. Nei sistemi frontali (caldi o freddi) vengono in contatto due masse d’aria di origine diversa con differenti caratteristiche termodinamiche e meccaniche. I moti convettivi si originano soprattutto a causa del riscaldamento differenziato di ridotte porzioni di superficie terrestre.
  2. Una pronunciata orografia determina la risalita di masse d’aria che altrimenti si sarebbero spostate soltanto orizzontalmente.
How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
4
Q

misura della pioggia

A

Può effettuarsi con varie tipologie di apparecchi, tra i quali si ricordano i
pluviometri per la loro semplicità ed affidabilità e il radar per la possibilità di
osservare aree molto vaste.
I pluviometri attualmente in uso sono oramai tutti del tipo a vaschette
basculanti. I pluviometri consentono una misura puntuale, caratterizzata da aggregazione temporale qualunque; vanno installati con cura, a 2 metri dal suolo,
mantenendoli distanti da ostacoli. Il loro costo di acquisto e gestione è ridotto
ma non trascurabile.
Il radar meteorologico permette di stimare la pioggia che cade su una superficie circolare di raggio fino a 100 km, offrendo valori caratterizzati da notevole incertezza; è molto costoso e per funzionare adeguatamente necessita dell’impiego di una rete di pluviometri.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
5
Q

variabile casuale

A

Una grandezza X viene considerata come una variabile casuale se non è possibile esprimere i valori x che essa assume come funzione ben determinata dei valori di altre grandezze.
Una variabile casuale, in relazione ai valori x che può assumere, può essere di
tipo discreto (=insieme finito di R) o continuo (= qualunque valore n di R), limitata (=dado) o illimitata (=spessore di pioggia).
Un insieme di infinite osservazioni della variabile costituisce la popolazione
della variabile casuale.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
6
Q

probabilità

A

Denotato con il termine evento, E, un insieme di uno o più valori della variabile casuale, si definisce come probabilità che la variabile assuma un valore dell’evento E, P(E), il rapporto tra il numero di casi favorevoli ad E ed il numero complessivo di casi possibili.

Tra i principali assiomi del calcolo delle probabilità, di fondamentale
importanza risultano i seguenti
1. la probabilità di un evento che avverrà certamente è uno
2. la probabilità di un evento che non avverrà certamente è zero
3. la probabilità di un evento generico è compresa fra zero ed uno

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
7
Q

densità di probabilità

A

Per le variabili continue con P(x) si denota la probabilità che la variabile casuale X assuma un valore x’≤x e con dP(x) la probabilità che la variabile X assuma un valore x’ nell’intervallo x<x’<x+dx, quest’ultima definita come densità di probabilità e ottenibile da:
p(x)= dP(x)/dx ==> P(x)= integrale da 0 a x di P(x’) dx’.
Descrive la probabilità di stare in un intorno infinitesimo di un valore x ed è la funzione interpolante dell’istogramma delle frequenze.

la densità di probabilità gode della seguente proprietà: integrale da -inf a +inf di p(x) dx = 1

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
8
Q

momento primo di una variabile casuale X

A

Si definisce momento primo della variabile casuale X intorno all’origine, la quantità denominata media della variabile casuale X, μ(X), espressa da:
μ(X)= integrale da -inf a +inf di [x p(x)] dx

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
9
Q

momento secondo di una variabile casuale X

A

Si definisce momento secondo della X intorno alla media, denominata varianza della variabile casuale X, la quantità:
σ^2 (X)= integrale da -inf a +inf di {[x-μ(X)]^2 p(x)} dx

esprime quanti valori sono dispersi; più l’istogramma di prima è spanciato, più è alta la varianza e viceversa.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
10
Q

scarto quadratico medio

A

Viene denominata scarto quadratico medio (o deviazione standard) della variabile casuale X, che indica la dispersione dei valori intorno alla media, la quantità
σ(X) = radice quadrata di σ^2(X)

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
11
Q

coefficiente di variazione

A

Si definisce coefficiente di variazione cv (X) della variabile X la quantità: cv(X) = σ(X)/μ(X)
[scarto quadratico medio fratto momento primo].

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
12
Q

TEMPO DI RITORNO

A

Quando X è una variabile casuale di tipo “temporale”, la quantità P(x’>x)=1- P(x) rappresenta un rapporto, in un insieme di valori della X che tende all’infinito, fra numero di osservazioni con valori x’>x e numero totale di osservazioni, mentre il suo inverso rappresenta il rapporto fra numero totale di osservazioni (o numero di periodi di osservazione) e numero di osservazioni favorevoli con x’>x, ovvero il numero di periodi di osservazione entro cui
mediamente si ripresenta un valore x’>x. Tale quantità viene denominata
tempo di ritorno : tr = 1/1-P(x)

Rappresenta il tempo medio dopo il quale un evento di presenta di nuovo (si lega alla probabilità di non superare un certo x) –> si parte da tr, ci interessa sapere l’evento x cui deve resistere.

Per variabili casuali con osservazioni riferite a periodo annuale, tr è espresso in anni.

Nella realizzazione di progetti di opere idrauliche è fissato il tempo di ritorno da cui rimane fissata la probabilità associata al valore di progetto della variabile casuale; resta da risolvere il problema di determinare da questa il valore della variabile stessa.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
13
Q

campione di una variabile casuale

A

Normalmente la funzione P(x) non è nota e non si ha a disposizione la popolazione della variabile X ma solo un numero finito N di osservazioni, estratto dall’insieme di tutti i valori possibili, denominato campione.
Diventa necessario risalire alla funzione P(x) dal campione a disposizione.
Data una variabile continua ed avendo disponibile un campione di dimensione
N, si può identificare l’intervallo fra minimo e massimo e suddividerlo in k classi; successivamente si possono determinare i valori della X nella 1° classe (x1<x’<x2) nella seconda (x2<x’<x3) e così via.

Il rapporto tra il numero di valori in una generica classe ed N costituisce la frequenza relativa della classe, mentre viene definito come frequenza cumulata F(xJ) il rapporto fra il numero di valori minori o uguali ad xJ ed N.
Il rapporto dF(x)/dx viene denominato densità di frequenza, f(x).

Appare evidente l’analogia fra le definizioni di P(x) ed F(x) e fra p(x) ed f(x).
Al crescere di N la F(x) oscilla e converge verso un valore limite che coincide con la P(x). La definizione usata per la F implica che al valore massimo del campione si associ in modo non appropriato F=1.

Pertanto, il problema della determinazione della P(x) si basa sulla stima della f(x) o F(x).

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
14
Q

determinazione della P(x) e di conseguenza di x

A

Pertanto, il problema della determinazione della P(x) si basa sulla stima
della f(x) o F(x). Si usa assegnare la forma analitica della p(x) o P(x), dipendente dalla stima di alcuni parametri, sulla base dell’esperienza. Fra le forme analitiche che trovano maggiore impiego per variabili casuali di tipo idrologico hanno particolare rilevanza quelle note come distribuzione di probabilità di tipo normale, distribuzione di probabilità lognormale e la distribuzione di probabilità di Gumbel.

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
15
Q

DISTRIBUZIONE NORMALE O GAUSSIANA
(guarda appunti per formule)

A

La distribuzione p(z) e la probabilità P(z) possono essere calcolate al variare
di z fra -∞<z<+∞; la P(z) è ottenibile dalla p(z) solo attraverso integrazione
numerica, i suoi valori sono deducibili direttamente da tabella predisposta.
La conoscenza completa della distribuzione normale richiede la determinazione di μ(X) e σ(X) che possono essere stimate con il metodo dei momenti.

Dal punto di vista applicativo, noto il valore P(x) (o un insieme di valori per vari tempi di ritorno) si ha la conoscenza di P(z), che è uguale a P(x), da cui si deduce il valore di z. Si assumono quindi μ(X) = x med e σ(X)=s con xmed ed s calcolati dal campione disponibile della variabile X, e si determina x dalla relazione relativa al cambiamento di variabile x =zσ(X)+ μ(X) = zs +x med

How well did you know this?
1
Not at all
2
3
4
5
Perfectly
16
Q

DISTRIBUZIONE LOGNORMALE
(guarda appunti per formule)

A

Riguarda variabili casuali X con x nell’intervallo 0<x<∞. Utilizzando il cambiamento di variabile Y=ln X, che implica y=ln x con -∞<y<+∞, si assume che la y abbia una distribuzione normale
e si ha ovviamente (y)= p(x) dx/dy e P(y)=P(x).
Procedendo come nel paragrafo precedente, la distribuzione può essere riscritta in forma standard attraverso il nuovo cambiamento di variabili.da cui si ottiene ancora ovviamente la forma standard per p(z), essendo dy/dz= σ(Y).

Dal punto di vista applicativo noto il valore P(x) (o un insieme di valori per vari tempi di ritorno) si ha la conoscenza di P(y)=P(x) e quindi di P(z)=P(y) da cui la possibilità di determinare z.

17
Q

DISTRIBUZIONE DI GUMBEL
(guarda appunti per formule)

A

Assegnata la variabile casuale X con valori di x fra -∞<x<+∞, utilizzando il
cambiamento di variabile Y=α(X-u) con y=α(x-u), dove α ed u sono delle
costanti, la distribuzione di Gumbel è del tipo: P(y)= e^-e^-y = e^-e^-α(x-u)
Per l’applicazione pratica si ha ovviamente P(y)=P(x) dalla quale si deduce il valore di y ed a sua volta quello di x
x= y/α +u.

18
Q

LINEE SEGNALATRICI DI POSSIBILITA’ PLUVIOMETRIVA

A

Si consideri un pluviometro per il quale siano disponibili per molti anni registrazioni continue di piogge.
* Denominata con D l’ampiezza di un intervallo temporale, dalle registrazioni
disponibili si può costruire un campione di dati, ciascuno relativo allo spessore di pioggia massimo annuale RD di durata D, che si può considerare appartenente alla popolazione della corrispondente variabile casuale.
* Dall’analisi statistica del campione si possono dedurre i valori RD associati a
diversi tempi di ritorno.
* Ripetendo la stessa procedura per differenti valori di D si possono costruire le
curve segnalatrici di possibilità pluviometrica, ciascuna riferita ad uno
specifico valore di tr.

Ciascuna curva segnalatrice (per fissato tr) può essere rappresentata attraverso una relazione del tipo:
RD=aD^b
* È importante tenere presente che i valori di RD, riferiti ad un fissato tr, per
brevi durate (fino ad 1-2 ore) sono tipicamente la conseguenza di piogge
convettive, mentre per durate superiori sono prodotti da piogge di tipo frontale.
Da queste differenti cause discende che una curva segnalatrice potrebbe essere
meglio caratterizzata attraverso l’uso di differenti valori dei parametri per tempi brevi e per tempi lunghi.
* Le curve segnalatrici di possibilità pluviometrica riferite ad un pluviometro
non possono essere ritenute valide per applicazioni su un intero bacino idrografico di area A.
* È pertanto evidente come per una fissata D ciascun valore di RD debba essere
corretto attraverso un fattore <=1 che decresce al crescere di A, deve essere ragguagliato all’area del bacino; più l’evento è di lunga durata, più sarà uniforme nel bacino.

19
Q

determinazione dell’altezza media di precipitazione

A

per la determinazione dell’altezza media di precipitazione interessante una superficie di territorio rilevante, al cui interno sono ricomprese più stazioni, si può effettuare un’operazione di media seguendo il metodo dei 1_topoieti (!) o delle 2_isoiete.
1. collegare le stazioni formando triangoli. ad ogni lato tracciare le ortogonali al punto medio: le ortogonali si intersecano e formano delle aree –> si fa una media pesa a seconda delle aree rappresentative in modo che in ogni aree pesino in base a quanto concorrono in quella determinata area.
2. faccio una media areale dove però i centrali hanno sempre peso maggiore rispetto a quelli esterni–> si disegnano delle curve in corrispondenza dei pluviometri (più soggettiva e approssimativa):

20
Q

STIMA DELLE PERDITE

A

L’acqua che cade al suolo sotto una forma qualunque (pioggia, neve, grandine) si suddivide in varie parti, seguendo differenti percorsi.
* Prima di arrivare a contatto con il terreno può essere intercettata dagli apparati fogliari degli alberi; una piccola parte viene trattenuta dalle foglie e poi evapora mentre la rimanente arriva al terreno.
* Dell’acqua che direttamente o attraverso le piante perviene al terreno, una parte
scorre superficialmente, seguendo la linea di massima pendenza e giungendo
rapidamente ad un collettore (in grado di generare un evento di piena), mentre
un’altra parte si infiltra nel terreno.
* Di quest’ultima, una percentuale viene trattenuta per azioni capillari (importante per la vita delle piante), un’altra percola in profondità sotto l’azione della gravità, alimentando le falde ed eventualmente le sorgenti (importante per la gestione delle risorse idriche), un’altra ancora può scorrere nell’immediato sottosuolo dando luogo a falde superficiali o semplicemente ad un flusso ipodermico temporaneo che, con moto piuttosto lento perviene anch’esso al collettore.

La valutazione delle diverse frazioni in cui l’acqua di precipitazione si suddivide dipende da molteplici fattori, tra i quali di fondamentale importanza sono le caratteristiche della precipitazione, del suolo e del sottosuolo.

21
Q

CALCOLO DELL’INFILTRAZIONE

A

Il calcolo della porzione di pioggia che si infiltra, consentendo per differenza da quella totale la determinazione della cosiddetta pioggia effettiva, costituisce
uno dei nodi cruciali dell’idrologia.
* Col termine infiltrazione si definisce la parte di pioggia che viene assorbita dal
terreno, anche se tale termine viene spesso utilizzato impropriamente per descrivere quella parte di pioggia che non contribuisce al deflusso diretto.
* L’infiltrazione può essere quantificata impiegando varie metodologie più o
meno empiriche, più o meno fisicamente rispondenti alla realtà del processo.
* Tra tutte, l’equazione di Richards descrive il moto dell’acqua in una maniera
sufficientemente rigorosa.

22
Q

equazione di Richards

A

Si ricava dalla combinazione dell’equazione di continuità e di Darcy applicate ad un volumetto infinitesimo di suolo.

Come risultato si ottiene un’equazione differenziale la cui soluzione analitica,
anche nella versione monodimensionale (suolo orizzontalmente omogeneo), è
difficilmente proponibile, mentre quella numerica necessita della conoscenza
di condizioni iniziali ed al contorno.
–> mi dice istante per istante e quota per quota come sta cambiando il contenuto così che posso calcolare quanta acqua è trattenuta.

Sotto particolari ipotesi semplificative sono state elaborate soluzioni analitiche che consentono di quantificare il processo in modo pratico, senza per questo perdere di vista le reali modalità di svolgimento dello stesso (relazione di Philip e il metodo CN-SCS).

23
Q

la relazione di Philip

A

è basata sull’ipotesi di
“ponding” immediato, ma facilmente estendibile a situazioni differenti –> tiene conto della fisica del processo: f= azione capillare + azione gravitazionale.
La quantità di acqua che si infiltra, descritta tramite la suddetta relazione, diminuisce nel tempo sino ad un valore asintotico.
I termini A ed S hanno un preciso significato fisico e possono essere determinati facilmente attraverso misure sperimentali effettuate in campo oppure con l’ausilio di eventi di calibrazione noti.

24
Q

metodo CN-SCS

A

In seguito ad un’ampia analisi condotta su molteplici bacini idrografici, urbani e non, il Soil Conservation Service ha individuato una relazione nella quale la pioggia effettiva è funzione della pioggia totale e della capacità di ritenzione del suolo.
Da analisi su numerosi bacini idrografici il Soil Conservation Service ha proposto l’uso di Fp=0.2 S con S, in cm, espresso attraverso il “Curve Number”, CN, come
S= 2.54(1000/CN -10).

Il valore di CN (adimensionale) pari a 100 corrisponde ad RE^A=R^A (cioè suolo
impermeabile), mentre valori decrescenti di CN identificano suoli più permeabili.
* La quantità CN dipende dal tipo di suolo, dal suo uso, e dal contenuto d’acqua iniziale diviso in tre categorie (I, II, III).

La relazione del CN-SCS può anche essere utilizzata in uno specifico evento per calcolare EA(t): si deriva la pioggia effettiva; dall’istante di ponding in poi c’è dell’acua che penetra e altra che non penetra. quindi la relazione vale dopo il tempo per cui R^A(t)>0.2S, mentre per tempi inferiori E^A(t)=0.

25
Q

IDROGRAMMA DI PIENA

A

Considerata la sezione di chiusura di un bacino idrografico, urbano o naturale, in seguito ad un consistente evento di pioggia si può osservare una evoluzione temporale della portata Q(t), che costituisce un idrogramma di piena. (=rappresenta la portata nel tempo).
Per tempi inferiori al tempo cui corrisponde il massimo valore della portata, nota come portata di picco, Qpc, la zona con portata crescente è nota come ramo di risalita; la zona vicina al picco costituisce la cresta; mentre l’adiacente zona decrescente è nota come ramo di recessione.

La forma dell’idrogramma prima dell’inizio del ramo di risalita, nel caso di bacini naturali è determinata da acqua proveniente da falde sotterranee,
mentre nel caso di bacini urbani, se la fognatura è di tipo misto, è determinata
dalle cosiddette acque nere.

La portata in eccesso rispetto a quella denominata di base è dovuta all’arrivo nella sezione di chiusura di acqua di pioggia propagatasi prima attraverso la superficie del suolo (flusso superficiale) poi lungo i canali della rete di drenaggio.

È utile per scopi applicativi separare l’idrogramma di piena in una componente
identificata come deflusso diretto (o portata diretta), Y, e determinata dal
flusso diretto, ed in una componente nota come deflusso di base (o portata di base) e determinata dal flusso di falda (o dalle acque nere).
Per le reti di drenaggio urbano tale separazione è immediata. Per i bacini
naturali viene svolta su base empirica, con semplice procedimento geometrico.

In qualunque tipologia di bacino idrografico l’idrogramma di piena è caratterizzato da un punto di inflessione, ad un tempo tin con portata Q(tin), localizzato nel ramo di recessione ed individuabile attraverso l’osservazione del cambiamento del centro di curvatura dall’interno all’esterno dell’idrogramma.
Per tempi t>tin la curva decade con legge approssimativamente di tipo esponenziale, con un parametro, che ne regola la recessione, che, per i bacini naturali cambia ad un tempo tbase cui generalmente corrisponde un ulteriore cambiamento nel valore assoluto del raggio di curvatura.

Il punto sulla curva di recessione corrispondente a tale tempo viene identificato, su base empirica, come quello cui corrisponde l’esaurimento della portata diretta. (guarda formula formale) –> Utilizzando, per t>tin, unarappresentazione grafica di Q(t) in carta semilogaritmica, il punto [tbase, Q(tbase)] sarà individuato come l’intersezione di due spezzate.

La differenza tra la portata totale e quella determinata da flussi di base o da acque nere viene denominata portata diretta.
La portata diretta è prodotta dalla porzione di pioggia che non è andata perduta
(trattenuta dalla vegetazione, infiltrata, …), denominata pioggia effettiva (o eccesso di pioggia).

Quest’ultima, in termini di intensità media areale, E^A, avrà valori inferiori ad I^A
e per una specifica distribuzione nel tempo di I^A(t) (ietogramma di pioggia) si avrà un corrispondente ietogramma di pioggia effettiva E^A(t). (ietogramma=distribuzione temporale della precipitazione da utilizzare per la progettazione)
La determinazione della portata diretta a partire dalla conoscenza della pioggia
effettiva richiede l’utilizzo di specifica modellistica matematica per la
trasformazione afflussi-deflussi (=trasformazione pioggia-portata).

26
Q

TRASFORMAZIONI AFFLUSSI-DEFLUSSI (=trasformazione pioggia-portata) E METODO DELLA CORRIVAZIONE

A

La stima dell’idrogramma della portata diretta a partire dalla conoscenza della pioggia effettiva disponibile sul bacino idrografico è di notevole interesse
applicativo.
Sono utilizzabili sostanzialmente tre tipi di modelli matematici che rappresentano la trasformazione pioggia effettiva - portata diretta
1.modelli alle equazioni primitive
2.modelli concettuali (!)
3.modelli sintetici

Metodo della corrivazione:
Con tale modello la trasformazione pioggia effettiva-portata diretta si schematizza attraverso la sola traslazione dell’acqua al di sopra della superficie del suolo e lungo la rete dei canali.
Se si assume che in prima approssimazione il tempo di traslazione sia proporzionale alla distanza che deve percorrere una particella d’acqua per arrivare nella sezione di chiusura, si può decomporre il bacino in zone attraverso linee di uguale distanza dall’uscita a ciascuna delle quali sarà
ovviamente associato uguale tempo di traslazione.
CALCOLARE LA PORTATA ALL’USCITA:
suddividere il bacino in un n finito di porzioni non troppo grande partendo dal basso, segnare il tragitto più lungo che potrebbe percorrere l’acqua Lmax e che posso devidere per le stesse n porzioni. Ottengo ΔL=Lmax/n. Ad Lmax corrisponde un tempo di percorrenza teta max detto tempo di corrivazione del bacino.
La portata diretta Y(t) all’uscita di quest’ultimo è data dalla sommatoria delle porzioni, prodotto dell’area della porzione m-sima per intensità di pioggia caduta sull’area m-sima nel tempo (t-teta m).
teta m= tempo dall’m-simo alla sezione di chiusura del bacino.

Il tempo di corrivazione del bacino max può essere calcolato con formule
empiriche. Fra queste la più diffusa in Italia è la formula del Giandotti:
(guarda appunti)
con teta max in ore,
Ab area del bacino in Km2,
Lmax lunghezza idraulica massima
dall’uscita in Km
ΔH altitudine media del bacino rispetto alla sezione di chiusura in m.