Economia Flashcards
Concetto di QUALITÀ di un prodotto alimentare.
La QUALITÀ di un prodotto alimentare può essere definita sotto vari aspetti: il gusto, quanto fa bene un prodotto (in termini di nutrienti che contiene), possibilità di ottenerlo rapidamente (mediante un servizio di consegna rapido), in base alle condizioni in cui è mantenuto (igienico-sanitarie).
Spesso il termine QUALITÀ viene confuso con il termine GENUINITÀ (che vuol dire”non alterato, autentico, puro, vero”), un prodotto alimentare può essere genuino ma non di qualità.
Secondo la definizione data dall’ ISO (organizzazione internazionale per la standardizzazione), nella norma 8402 del 1986, per “Qualità” si intende: “insieme delle proprietà e delle caratteristiche che conferiscono al prodotto la capacità di soddisfare esigenze espresse o implicite”. In questa definizione il termine “proprietà” indica la FUNZIONE di un prodotto e che dipende dalle caratteristiche strutturali dello stesso (si riferisce alle proprietà sensoriali, alla sicurezza ed igiene, alle proprietà nutrizionali, conservabilità e alla comodità d’ uso), un esempio di proprietà del prodotto “vino” è la socialità che ne consegue. Con il termine “caratteristiche”, invece, ci si riferisce alla STRUTTURA del prodotto, riferendosi all’ oggetto in se e non all’ interazione di esso con il soggetto (consumatore) come avviene per le proprietà, si parla quindi di dimensioni, volume, forma, meccanica, chimica, genetica, microbiologia, confezione).
In più, vi è anche il parametro della QUALITÀ DEL CONTESTO, in tal caso si prendono in considerazione i valori aggiunti che non sono materiali. Questo tipo di qualità fa riferimento a 3 diversi aspetti:
1)Etica
2)Ambiente
3)Origine
Cosa vuole il consumatore?
Il consumatore è soddisfatto di un prodotto quando la Qualità Attesa è uguale o superata dalla Qualità Percepita.
La qualità di un prodotto si basa su 4 attributi:
1)ATTRIBUTO MUST-HAVE: qualità basilare, necessaria, che comporta una soddisfazione di base.
2)ATTRIBUTO LINEARE: all’ aumentare delle performance, aumenta anche il grado di soddisfazione del consumatore.
3)ATTRIBUTO INASPETTATO: qualità aggiuntiva o inaspettata, se essa non è presente non diminuisce la qualità del prodotto, ma se è presente aumenta esponenzialmente il gradimento del prodotto da parte del consumatore.
4)INDIFFERENZA: il consumatore è indifferente al prodotto.
Effetto serra e Gas serra.
I gas serra sono i gas che permettono, stando in atmosfera, una maggiore ritenzione di calore che dal sole, ha raggiunto la superficie, è stata assorbita dai corpi e poi ri-emessa sottoforma di IR.
Vi sono differenti gas serra: la CO2 (emessa in maggiore quantità in atmosfera a causa di processi come la combustione di combustibili fossili attuata dall’ uomo), il CH4 (emesso prevalentemente nel settore zootecnico ed agricolo), PROTOSSIDO DI AZOTO (derivato principalmente dal settore agrario), gli IDROCLUOROCARBURI (HFC, oggi meglio noti come ODS, cioè “Ozone depleting substances”) e altri gas.
Per calcolare l’ azione che i diversi gas hanno, nell’ esacerbare l’ effetto serra, si sfrutta il parametro del GWP (Global Warming Potential), il quale associa calore assorbito da un gas serra in atmosfera e lo si compara a quello assorbito dalla CO2 (usata come gas serra di riferimento, e quindi con GWP pari a 1). Per alcuni gas serra, il GWP deve tenere conto anche della scala temporale. Un esempio di ciò è il CH4, il quale ha un GWP di 34 nell’ arco temporale di 100 anni (esso ha un tempo di permanenza in atmosfera di 11/12 anni). Sotto il protocollo di Kyoto, il VAPORE ACQUEO, non è da considerare, nonostante sia un gas serra molto forte (ha uno spettro di assorbimento dell’ infrarosso più profondo, con più bande rispetto alla CO2), poiché ha un tempo di permanenza in atmosfera basso (anche poche settimane) ed è estremamente dipendente dalla temperatura. Il GWP sfrutta l’ unità di misura nota come “CO2 EQUIVALENTE AL GIORNO” che è calcolata moltiplicando la massa del gas serra in esame (es. CH4) per il suo GWP, riferendosi ad un arco temporale, solitamente di 100 anni.
GWP di CH4=34; di N2O=298; HFC di vario tipo dai 1400 ai 14000.
Il settore energetico che sfrutta il petrolio, carbone e il gas naturale (combustibili fossili) rappresenta il 66% delle emissioni totali, il settore agro-zootecnico circa il restante 34%.
Cosa rappresenta la CURVA DI KEELING? Quali sono gli scenari futuri plausibili a seconda delle differenti emissioni?
La CURVA DI KEELING è la rappresentazione grafica della concentrazione di CO2 effettuata sul Monte Mauna Loa. La concentrazione di CO2 dal 9000 a.c. in poi, fino alla rivoluzione industriale, era compresa tra i 275 e i 285 ppm. A seguito della rivoluzione industriale, nel diciannovesimo secolo, la concentrazione di CO2 crebbe rapidamente, fino ad arrivare ad oggi, 2023, in cui siamo a circa 420 ppm. Questa curva ha un andamento a zig-zag (con un andamento primario in crescita) causato dalla stagionalità e dall’ azione della vegetazione (durante la stagione favorevole, primavera ed estate, vi è maggiore vegetazione e quindi più assorbimento di CO2 dall’ atmosfera per la fotosintesi, durante le stagioni avverse avviene il contrario, meno vegetazione e quindi un minore assorbimento di CO2 dall’ atmosfera).
Considerando previsioni fatte fino al 2050, possiamo osservare 3 scenari:
1)BUSSINESS AS USUAL: si considera un mantenimento della situazione attuale.
2)NET ZERO: situazione in cui mantengo la crescita di T entro i +1.5°C rispetto al periodo pre-rivoluzione industriale (ciò è possibile grazie ad una riduzione del 95% delle emissioni di CO2).
3)RAPID: situazione in cui mantengo la crescita di T entro i +2.5°C rispetto al periodo pre-rivoluzione industriale (ciò può essere ottenuto con una riduzione del 70% delle emissioni di CO2).
Affinché le emissioni siano ridotte del 95% (NET ZERO) le emissioni antropogeniche non dovranno superare le 2800 Gt, ad oggi, rispetto l’ inizio della rivoluzione industriale, ne sono state emesse 2200 Gt, ogni anno si emettono in media 42 Gt di CO2.
Chi contribuisce maggiormente alle emissioni di CO2 e altri gas serra?
Negli ultimi decenni, la Cina ha lavorato duramente per abbattere la propria impronta carbonica (soprattutto quella causata dalle centrali a carbone). In contraddizione a ciò, negli ultimi mesi (2022), secondo una nuova ricerca dell’ ONG Global Energy Monitor, Pechino ha aumentato la propria capacità di bruciare carbone di più di 40 gigawatt rispetto ai 18 mesi precedenti a giugno 2022. La Cina, inoltre finanzia la costruzione di nuove centrali a carbone in paesi come il Pakistan, Sud-Africa e Bangladesh.
Le aziende fossili possiedono riserve di 5 volte più carbonio di quanto possiamo permetterci di bruciare. Se le riserve di petrolio , gas naturale e carbone venissero lasciate improvvisamente nel sottosuolo (non fossero più estratte) si creerebbe una “bolla del carbonio” da 20000 miliardi di dollari. Se, però, la T del pianeta dovesse, entro il 2100, aumentare di +3°C rispetto ai livelli pre-rivoluzione industriale, i danni economici stimati ammonterebbero a 550000 miliardi di dollari.
Questa”bolla del carbonio” si mantiene grazie ai continui investimenti che le aziende fossili ricevono, aumentando i valori dei titoli in maniera artificiale. I governi di tutto il mondo stanno però, sempre di più investendo in fonti rinnovabili (sulla strada della transizione energetica), le energie rinnovabili divengono sempre più efficienti e le tecnologie green si diffondono. Se i governi andranno avanti su questa strada, una quota compresa tra i 2/3 e i 4/5 delle riserve di fossili perderanno valore e gli investitori non finanzieranno più le big dei fossili in buona parte.
Cosa descrive la SCOMPOSIZIONE DI KAYA?
La SCOMPOSIZIONE DI KAYA è uno dei modelli più sfruttati dall’ IPCC per descrivere e formulare ipotesi sull’ andamento delle emissioni. Questo modello scompone le emissioni totali in 4 fattori:
1)Popolazione.
2)PIL pro capite. Aumentando la popolazione a livello globale aumenta la produzione di beni e servizi, aumenta anche il PIL pro-capite, causando una crescita delle emissioni.
3)E/G (Energia consumata per unità di PIL). Si cerca di creare benessere usando meno energia. Un altro valore di questo parametro (intensità energetica) indica degli alti costi di conversione di E in PIL. Un aumento dell’ intensità energetica implica un minore quantitativo di emissioni.
4)C/E (Emissioni di CO2 per unità di energia consumata). Il valore di questo parametro dipende dalle tipologie di fonti energetiche utilizzate. L’ uso di carbone o petrolio (le 2 fonti di E con più alto livello di emissioni di CO2) implica una crescita di C/E, mentre un uso di gas naturale/E nucleare o ancora meglio, fonti rinnovabili, come l’ eolico e il solare, riducono le emissioni di CO2.
Responsabilità COMUNE ma DIFFERENZIATA.
La “ responsabilità comune ma differenziata” è uno dei principi pilastro del diritto ambientale e dello sviluppo sostenibile.
Nel rapporto stilato nel 2014, sul rapporto delle emissioni globali di CO2 da fonti energetiche, si considerano le emissioni di diverse nazioni nel periodo tra il 1990-2014.
La Cina è prima, contribuisce come nazione al 27% delle emissioni globali di GHG (circa il doppio degli USA). La Cina, però, a più di 2 miliardi di abitanti, se si considerano le emissioni pro-capite, allora esse sono 7.8 t a persona, mentre gli USA, il doppio. Quindi considerando il pro-capite, 1/4 delle emissioni totali sono rilasciate dai cittadini USA e canadesi (messi assieme).
Nasce anche una relazione tra CO2 emessa e crescita del PIL (benessere di una nazione), alcune nazioni hanno emesso di più ma sono anche cresciuti di più (USA, Canada, Europa) mentre altri hanno emesso di meno e sono cresciuti di meno (Cina).
Tenendo anche conto delle importazioni/esportazioni, le emissioni pro-capite della Cina diventano 6 t di CO2, Europa di 13 t CO2, e NordAmerica di 22 t di CO2.
L’ 1% della popolazione globale (circa 70 milioni di persone) ha emissioni medie di 100 t di CO2 pro-capite, essi sono responsabili del 15% delle emissioni complessive.
Quali sono i maggiori colpevoli di emissioni nel globo? Come suddividere le responsabilità?
A livello storico, ci sono diverse nazioni che hanno un diverso peso in termini di emissioni, ma il più, per contrastare la crisi climatica e ridurre le emissioni di GHG, deve essere fatto adesso.
I RESPONSABILI:
-Il 10% (i più grossi GHG emitters): causano il 45% delle emissioni totali a livello globale, per lo più aziende e settori produttivi (come i “big oil”). Risiedono per lo più in Nord-America, Europa e Cina.
-il 40%: responsabili del 42% delle emissioni, presenti soprattutto in Cina.
-il 50%: responsabili del 13% delle emissioni, qua contribuiscono paesi poveri e numerosi come l’ India.
I paesi del sud del mondo, che nella maggiorparte dei casi emettono di meno, ma in alcuni casi sono in crescita poiché in via di sviluppo, soffriranno di modifiche più radicali del clima nel futuro prossimo, a causa dei cambiamenti climatici. Questi cambiamenti climatici andranno a colpire diversi settori di queste nazioni, soprattutto quello sanitario (potenzialmente aumentando la mortalità), così come vedremo una potenziale diminuzione del PIL (sempre per questi paesi), mentre in altri, potrebbe anche aumentare.
Quali sono gli INTERVENTI attuabili nei confronti dell’ incremento delle emissioni di CO2.
Si deve ridurre le emissioni, per fare ciò si può agire in diversi modi:
1) Mobilità (settore dei trasporti e decarbonizzazione): si stima che entro il 2050, avverrà una rivoluzione del settore dei trasporti; esso, ora come ora è dominato dai combustibili fossili, si ha l’ intenzione di entrare nella fase di transizione in cui si hanno prima macchine ibride e poi elettriche, l’ E elettrica, in tal caso verrà prevalentemente generata da fonti rinnovabili (meno importanti saranno i biocarburanti e quelli a H).
La DECARBONIZZAZIONE del settore dei trasporti può avvenire con: -riduzione (non viaggio più o di meno); -variazione dei mezzi usati (bici, a piedi, mezzi pubblici); -miglioramento tecnologici (sfrutto mezzi individuali come auto elettriche). In tutti questi scenari vi devono comunque essere strumenti di pianificazione, regolazione, economici, informatici e tecnologici.
2)Incrementare l’ assorbimento: rimozione della CO2 dall’ atmosfera. Questo può essere fatto in diversi modi, in modo naturale con la FORESTAZIONE (pianto più alberi, cosicché essi assorbano più CO2). Vi sono alcune zone del mondo in cui i vegetali fissano il C della CO2 con una efficacia minore. In queste zone, forse, converrà sfruttarli per la costituzione di BIOCARBURANTI. O può essere fatto in maniera artificiale, attraverso il “C capture and storage” prelevare la CO2 dall’ atmosfera e stoccarla sottoterra (per ora è una tecnica molto costosa).
3)Variazione della legislazione.
Cosa bisogna fare per non superare i +1.5°C di T media globale atmosferica rispetto al periodo pre-rivoluzione industriale?
Il problema del riscaldamento globale è riassumibile in “gestire l’ inevitabile (adattarsi) ed evitare l’ ingestibile (mitigare)”.
Per evitare l’ aumento di + 1.5°C rispetto al periodo pre-rivoluzione industriale sarebbe necessario eliminare 1 Tt di CO2 dall’ atmosfera (questo implicherebbe spendere da 0 a 300 dollari per tonnellata). Bisogna ragionare sulla transizione alla GREEN ECONOMY. La risposta alla crisi climatica, che è ormai diventato un problema politico, verrà probabilmente dal basso e non dai governi.
Cos’è l’ IMPRONTA CARBONICA?
È un indicatore ambientale che misura l’ impatto delle attività umane sull’ ambiente (in particolare sul clima globale). Tale indicatore esprime quantitativamente gli effetti prodotti sul clima da parte dei cosiddetti gas serra generati dalle varie attività umane, nelle quali si utilizzano grandi quantità di combustibili che bruciano e producono CO2.
L’ impronta carbonica considera tutti i gas serra (li riporta come CO2eq) e tiene in considerazione l’ intero ciclo di vita di un prodotto/servizio.
Impronta carbonica dei diversi settori.
1)Settore dei TRASPORTI: se si comparano le emissioni in g di CO2eq/km, osserveremo come le autovetture che sfruttano il bi-fuel (metano-benzina) emettano di più delle auto a diesel (seconde per emissioni) e benzina (terze per emissioni). Le ibride sono le penultime mentre le elettriche sono le ultime (quelle che emettono di meno). Nel settore della mobilità bisogna considerare anche l’ uso del veicolo (in termini spaziali e temporali) e il tipo di veicolo (un aereo in media consuma molto di più che un autovettura, ma l’ aereo trasporta contemporaneamente più persone/cose) e anche il fatto che non viene emessa solo CO2 in atmosfera, ma anche PM, NOx, idrocarburi e CO.
2)Settore FINANZIARIO: investire in azioni “pulire” fa risparmiare CO2.
3)Settore AGRO-ALIMENTARE: la dieta incide notevolmente sulla nostra impronta carbonica. Gli amanti della carne emettono il doppio della CO2 di vegetariani/vegani. Ad esempio, da 1 kg di carne bovina vengono emessi 34 kg di CO2, mentre 1 kg di lenticchie ne emette 0.1 kg di CO2. Anche i diversi tipi di carne hanno, tra loro, un impatto differente: 1 kg di pollo emette 3.6-4.6 kg di CO2, 1 kg di carne di maiale emette 6.3-11.2 kg di CO2, 1 kg di carne bovina emette 28.1-34.6 kg di CO2.
Il settore agroalimentare contribuisce al 35% sul totale delle emissioni di CO2.
Norme ISO 14064.
Le norme ISO 14064 sono un insieme di norme che hanno lo scopo principale di apportare garanzia e trust ai processi di rendicontazione e monitoraggio di GHG in relazione alle dichiarazioni di emissione da parte delle organizzazioni e dei progetti di riduzione delle stesse. Tale norma è utile poiché:
1)permette di progettare e gestire gli inventari di GHG a livello di organizzazione.
2)gestire i progetti di riduzione/aumento delle rimozioni.
3)creare linee guida per organismi che svolgono attività di verifica e validazione.
Secondo la norma 14064-1, La contabilità inventariale di GHG viene fatta nell’ ambito di 3 diverse aree di emissioni:
1)SCOPE1: EMISSIONI DIRETTE DI GHG, dovute all’ utilizzo di combustibili fossili e all’ emissione in atmosfera di qualsiasi gas ad effetto serra (ne sono degli esempi le emissioni dirette da impianti di riscaldamento, derivate dal consumo di carburante di veicoli aziendali, ecc…).
2)SCOPE2: EMISSIONI INDIRETTE DI GHG DERIVATE DALLA GENERAZIONE DI ELETTRICITÀ, CALIRE E VAPORE (IMPORTATI E CONSUMATI), qui in particolare è l’ importatore che è direttamente responsabile delle emissioni generate dal fornitore per la produzione dell’ energia richiesta.
3)SCOPE 3: EMISSIONI INDIRETTE DOVUTE ALL’ ATTIVITÀ DELL’ AZIENDA. Questa categoria include le fonti emissive che non sono sotto lo stretto controllo dell’ azienda, ma che sono comunque correlate alle attività aziendali (ad esempio le emissioni di CO2 causate dal trasporto dei dipendenti).
Lo scopo di queste attività è quello di mappare le aree di emissioni delle aziende, così che possano rilevare le proprie criticità e agire di conseguenza nei loro confronti per rientrare negli obbiettivi di riduzione delle emissioni di GHG.
TRANSIZIONE ECOLOGICA
La transizione ecologica è un sinonimo per “transizione energetica” (che implica un cambiamento a livello di consumi, cioè le nostre spese, e di produzione).
Per studiare ciò si sfrutta la curva di KUZNETZ, la quale descrive l’ andamento della disuguaglianza in rapporto al tasso di sviluppo. Nella curva potremo osservare 3 punti di interesse: il primo (A) in cui la società è povera e inquina poco, le attività economiche di questa società si basano sull’ agricoltura e i consumi sono prevalentemente alimentari di sussistenza; il secondo punto (B) mostra un incremento della ricchezza pro-capite rispetto al punto primo, e un aumento esponenziale dell’ inquinamento, ciò è dovuto alla diffusione nel territorio delle attività industriali, le quali degradano l’ ambiente. Il terzo punto (C) mostra un reddito pro-capite ancora più elevato con un minore livello di inquinamento, qui la società è disposta a scambiare parte della propria crescita economica per ottenere un miglioramento ambientale. Ciò mostra come, in generale, le classi sociali a reddito più basso sono esposte alla maggiore quantità di inquinamento ambientale rispetto alle classi più ricche (i ceti più benestanti possono permettersi di spostarsi in aree meno inquinate). Tutto ciò conta fino a che si parla di inquinamento LOCALE, nel caso di inquinamento GLOBALE la percezione è molto diversa (poiché l’ inversione della curva non avviene fino a che l’ effetto non è percepito da tutti).
Concetto del DECOUPLING.
Il DECOUPLING o “disaccoppiamento” è il termine utilizzato per lo spostamento di attività strategiche verso altri paesi (ad esempio lo spostamento di attività in India o Cina). Con il DECOUPLING si aumenta il benessere riducendo l’ impatto sull’ ambiente LOCALE (si sposta solo il problema). Per uscire da questa mentalità bisogna accettare una perdita di consumo (se il consumo è accoppiabile alla salvaguardia dell’ ambiente). Questo fa da preludio per il concetto della DECRESCITA FELICE (conciliare lo sviluppo economico con la sostenibilità ambientale), che comprende:
1)innescare con anticipo la nascita di una coscienza ambientale.
2)adottare e diffondere diverse tecnologie di produzione e consumo a minore impatto ambientale.
3)i modelli di consumo sostenibile devono essere appannaggio di tutti.
4)accettare una perdita di consumo.
Cosa afferma il PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA?
L’ E indica l’ attitudine a compiere un lavoro, essa è misurata in: calorie, Joule, watt/h).
Il primo principio della termodinamica afferma che l’ E non si crea e non si distrugge ma si trasforma, il che vuol dire che l’ E dell’ universo è costante.
In economia riscontriamo 5 tipologie di Energie: meccanica, termica, chimica, nucleare ed elettromagnetica, le quali si trasformano tra di loro.
Forme di E:
1)MECCANICA: energia di movimento (cinetica) e di posizione (potenziale), ne sono esempi l’ acqua di una cascata, il vento, veicoli in movimento, acqua bloccata da una diga.
2)CHIMICA: l’ E dei legami che tengono unite le molecole, ad esempio la digestione dei cibi e la combustione.
3)TERMICA: determinata dal movimento delle molecole di un corpo, ne è un esempio l’ E geotermica.
4)RADIANTE: emissione di radiazione da corpo eccitati, si propaga nello spazio tramite onde, ne sono esempi luce, onde radio, raggi X.
5)NUCLEARE: quando un nucleo atomico si divide (fissione) o 2 molecole di idrogeno si fondono (fusione) viene rilasciata E nucleare.
6)ELETTRICA: forma virtuosa di E. È determinata dalla presenza o spostamento di cariche elettriche. Può essere continuamente trasportata e distribuita, è facilmente convertibile ma non si può accumulare come tale.
RENDIMENTO e SECONDA LEGGE DELLA TERMODINAMICA.
La seconda legge della termodinamica implica che, nella scala universale, quindi dal micro al macro, l’ ENTROPIA, ovvero il disordine, tende ad aumentare. Questo si può in: tutto il LAVORO può essere convertito in calore ma non tutto il CALORE può essere convertito in lavoro (ergo, appena avviene una trasformazione fisica, una parte dell’ E verrà inevitabilmente persa).
Viene quindi in aiuto il parametro del RENDIMENTO (e), calcolato come L/Q. In questo caso L sarebbe il calore iniziale, mentre la quantità di calore che si perde durante il processo di trasformazione fisica è calcolato come 1-(Q1/Q2), qui di e=1-(Q1/Q2). Ciò implica che il rendimento dipende dal rapporto tra calore iniziale e calore disperso, maggiore è il calore iniziale e minore è quello disperso, più il rendimento sarà vicino a 1 (ma mai a 1!).
Il rendimento delle centrali idroelettriche varia dal 80-88%, quello delle centrali termoelettriche dal 33-40%, le centrali nucleari dal 25-35%, motore a diesel del 35%, motore a benzina 25%, pannello fotovoltaico varia dall’ 8 al 25%.
Potere calorifico.
Il POTERE CALORIFICO rappresenta la quantità di E, sottoforma di calore, prodotta per unità di massa o volume di un combustibile bruciato (sotto P e V costante, quando i prodotti di combustione sono raffreddati a 25°C).
Si identifica il potere calorifico Superiore o Inferiore a seconda che il calore latente del vapore acqueo contenuti nei fumi della combustione sia utilizzato o meno a fini energetici.
Il potere calorifico è direttamente relazionato al contenuto di H: un basso valore del rapporto molare H/C comporta un potere calorifico più basso (es. CH4 ha più H che C, quindi ha un potere calorifico maggiore della CO2).
FONTI NON RINNOVABILI.
Le fonti non rinnovabili sono le fonti energetiche che si costituiscono nell’ ordine dei milioni di anni, esse sono le fonti fossili ed il nucleare.
I combustibili fossili sono derivati dalla trasformazione della sostanza organica in forme più stabili e ricche di carbonio.
I combustibili fossili sono:
1)Carbone: 1 kg di carbone produce circa 33Mj di potere calorifico, ma emette 3.66 kg di CO2.
2)Petrolio: da cui ricavo la benzina, che emette, per 1 kg, 3.08 kg di CO2.
3)Gas naturale: come il CH4, che per 1 kg emette 2.74 kg di CO2, esso ha, inoltre, un potere calorifico elevato, permette la produzione di 141 MJ di E per kg usato.
Fonti RINNOVABILI.
Le fonti energetiche RINNOVABILI, sono quelle non soggette ad un esaurimento, che, cioè presentano un tempo di rigenerazione uguale o superiore al tempo di consumo.
Sicuramente queste fonti rinnovabili presentano dei problemi come l’ intermittenza (non sempre splende il sole e non sempre soffia il vento), necessità di materiali per batterie ed accumulatori, non programmabilità, inoltre vi sono dei lati ambigui come quello del BIOCARBURANTE (la produzione di biocarburante avviene sfruttando alberi, i quali devono essere coltivati, per fare questo bisogna abbattere delle foreste, il che potrebbe causare una perdita netta di assorbimento di CO2 dall’ atmosfera).
Le fonti rinnovabili sono:
1) Idroelettrica
2)Mareomotrice
3)Fotovoltaica
4)Eolica
5)Termica
6)Geotermoelettrica
L’ unità di misura “tep” (tonnellata equivalente di petrolio) misura l’ E rilasciata dalla combustione di una tonnellata di petrolio grezzo (1 tep=42J), più spesso si usa il mega-tep 10^6 tep.
In Italia, il settore elettrico è coperto per il 34.1% da fonti rinnovabili (9.7Mtep sui 28.5Mtep totali); il settore termico è coperto per il 20% da E rinnovabili (11.2 Mtep su 56.7 Mtep totali); il settore dei trasporti è coperto solo al 6.5% da E rinnovabili (2 Mtep sui 30.7 Mtep totali).