6. La socializzazione e la devianza Flashcards

1
Q

Cos’è la socializzazione?

A

 Processo attraverso cui apprendiamo le competenze e gli atteggiamenti
connessi ai nostri ruoli sociali.
 Assicura la continuità sociale: trasmettendo ideali, valori e modelli di
comportamento essa consente la riproduzione della società nonostante il
cambiamento dei suoi componenti.
 Assicura il controllo sociale, ossia il rispetto da parte dei componenti di
un gruppo delle norme e delle aspettative del gruppo.
 Socializzazione è una forza molto potente. La propensione alla
conformità costituisce la regola più che l’eccezione, per due
ragioni: limiti biologici e limiti culturali.
 I comportamenti complessi non sono predeterminati ma vanno
appresi: pochi i comportamenti innati e lento il processo di
adattamento all’ambiente.
 Rimane comunque il ruolo dell’individuo e della sua personalità.

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2
Q

Cos’è la socializzazione primaria?

A

Primi anni di vita, competenze di base
del vivere associato. Agenti di
socializzazione: famiglia, scuola,
gruppo dei pari. Sviluppa motivazioni,
forma valori stabili, implica adesione
acritica a valori e regole, richiede
obbedienza all’autorità

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3
Q

Cos’è la socializzazione secondaria?

A

Vita adulta, molte agenzie con
scopi prioritari diversi; acquisire
capacità specifiche,
comportamenti modificabili,
implica una valutazione critica e
può portare a conflitti di ruoli

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4
Q

Cos’è la risocializzazione?

A

Ri-apprendimento di valori, ruoli e comportamenti che si sostituiscono ai precedenti

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5
Q

Quali elementi generano differenze nel processo di socializzazione?

A

 appartenenza di classe
 appartenenza etnica
 cultura

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6
Q

Cos’è il ruolo?

A

 Complesso delle “aspettative sociali connesse ad una particolare posizione
sociale e dei modi di funzionamento di tali aspettative. […] insieme delle
norme e delle aspettative che convergono su un individuo in quanto occupa
una precisa posizione sociale, in una più o meno strutturata rete di
relazioni sociali, ovvero in un sistema sociale” (Gallino, 2004)
 È l’unità più piccola di un sistema sociale.
 I comportamenti di un soggetto sono prevedibili perché calati in ruoli.
 La prevedibilità genera aspettative.
 Si apprendono tramite socializzazione.
 Il ruolo dà senso a norme e valori.
 Ruoli ascritti vs ruoli acquisiti
 Pluralità di ruoli; antagonismo/conflitto di ruolo
 Specifici vs diffusi

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7
Q

Quali sono le caratteristiche o variabili strutturali dei ruoli (Parsons)?

A

 Affettività/neutralità affettiva
 Ascrizione/acquisizione
 Universalismo/Particolarismo
 Specificità/diffusione
 Orientamento verso l’io/orientamento verso la collettività

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8
Q

Quale teoria elabora Sheldon (1949) per spiegare la devianza?

A

Sheldon (1949): individua il somatotipo, tre tipi
principali di individui in base alla loro struttura
fisica:
 muscolosi e attivi (mesomorfi);
 magri (ectomorfi);
 grassi (endomorfi).

 Analizzando dati morfologici e biologici di 200
giovani delinquenti di un istituto di Boston trovò
che i mesomorfi avevano maggiore probabilità di
diventare criminali e concluse che la mesomorfia
può essere considerata come lo sfondo
costituzionale più favorevole di una condotta
criminale.

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9
Q

Cosa dice la teoria della tensione di Émile Durkheim?

A

spiega come la devianza sia indotta dall’anomia, ovvero la mancanza di norme sociali che regolano e limitano i comportamenti individuali.

Durkheim sosteneva che una società armoniosa richiede un alto livello di coesione sociale, che può essere raggiunto attraverso il processo di solidarietà sociale. Questa solidarietà può essere di due tipi: la solidarietà meccanica, basata sulla similitudine e sull’omogeneità dei membri della società, e la solidarietà organica, basata sulla complementarità delle diverse funzioni e ruoli sociali.

Densità morale indica la coscienza che esiste attorno ai valori, ai divieti, agli obblighi che
legano gli individui attorno all’insieme sociale. Nelle società moderne la coscienza collettiva
occupa una sfera sempre più ridotta a favore della coscienza individuale.

  • Criminalità e devianza sono riferite alla società che produce strutturalmente
    situazioni di anomia.
  • Il crimine è individuato in base alla sua rilevanza statistica e sociale
  • “Un atto urta la coscienza comune non perché è criminale, ma è criminale
    perché urta la coscienza comune. Non lo biasimiamo perché è un reato, ma è
    un reato perché lo biasimiamo”
  • Il crimine è necessario alla società, indispensabile all’evoluzione morale del
    diritto; diventa “disfunzionale” solo quando la sua incidenza è troppo elevata.
  • Non è la presenza del crimine e della devianza a costituire un’anomalia, ma
    l’aumento improvviso dell’indice medio di criminalità di una società.
  • Si può parlare di comportamento deviante solo se si concepisce il comportamento
    sociale come regolato da norme fondate su determinati valori.
  • Si dà il crimine solo se esiste una sanzione penale, che può esserci solo per
    comportamenti ben individuati dalla legge.
  • La funzione della pena non è quella di eliminare ogni forma di devianza, ma di
    assicurare ai sentimenti collettivi il loro necessario livello di efficacia.
  • “La pena serve a guarire le ferite fatte ai sentimenti collettivi. Senza pene i
    sentimenti collettivi perderebbero la loro forza di controllo sui comportamenti. Una
    società sana ha bisogno tanto del crimine quanto delle pene. La punizione è
    destinata ad agire soprattutto sulle persone oneste, tra le quali rafforza i legami di
    solidarietà”.
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10
Q

in quali modi determinate
strutture sociali possono esercitare un’influenza
su certi individui tale da favorire comportamenti
devianti anziché conformisti? (secondo Merton)

A

 Conformismo: si accettano sia
le mete che i mezzi;
 Ritualismo: non si accettano le
mete ma si continua a rimanere
attaccati ai mezzi legittimi in
modo abitudinario; il
burocrate;
 Innovazione: si accettano le mete
ma si usano mezzi illeciti per
raggiungerle, in particolare il
crimine; strati sociali inferiori con
poche possibilità legittime di
successo. Tra gli innovatori
prevalgono quanti hanno subito un
processo di socializzazione
imperfetto, tale da far
abbandonare i mezzi
istituzionalizzati pur continuando a
nutrire aspirazioni al successo
 Rinuncia: si rifiutano sia le mete
che i mezzi; il vagabondo,
mendicante, disadattato sociale;
 Ribellione: si sostituiscono le
mete e i mezzi con nuove mete
e mezzi, nuovi valori; tipica dei
membri di una classe
dominante

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11
Q

Cosa dice la Teoria del controllo sociale?

A

L’uomo è naturalmente portato a violare più che a rispettare la legge.
I controlli sociali che impediscono alle persone di violare le norme possono
essere:
 - esterni, ovvero le varie forme di sorveglianza esercitate dagli altri per
scoraggiare e impedire i comportamenti devianti;
 - interni diretti, ovvero sentimenti di imbarazzo, colpa e vergogna che prova
chi trasgredisce una prescrizione sociale;
 - interni indiretti, ovvero l’attaccamento psicologico ed emotivo agli altri e il
desiderio di non perdere la loro stima e il loro affetto

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12
Q

Cosa dice la Teoria della subcultura?

A

Una persona commette un reato perché si è formata in una subcultura criminale,
che ha valori e norme diversi da quelli della società generale e che vengono
trasmessi da una generazione all’altra.
* Elementi strutturali + elementi subculturali
* La mancanza di uguali possibilità di successo fa sì che certi gruppi all’interno
della struttura sociale siano sottoposti a maggiore pressione verso la devianza.
* Se il formarsi della devianza è determinato dalla struttura sociale, il suo
rinforzarsi è determinato dalla pressione derivante dalla subcultura deviante.
* Devianza come comportamento collettivo, come processo graduale e
continuo
Ragazzi classi inferiori sono
svantaggiati nel competere con quelli
delle classi superiori per mancata
educazione ai loro valori (aspirazione
raggiungimento mete elevate,
razionalizzazione nel progettare
proprie azioni, occupazione
costruttiva tempo libero, inibizione
violenza fisica, fiducia in se stessi,
subordinazione soddisfazione
immediata a raggiungimento successi
futuri).
 Per attenuare la frustrazione che ne
deriva elaborano altri valori,
alternativi a quelli della cultura
dominante: immediatezza progetti,
distruttività, malignità, permissività,
dipendenza dal gruppo, furto
semiprofessionale, droga, conflitto.
 Subcultura nasce quando più
individui sperimentano in comune
l’impossibilità di risolvere propri
problemi e maturano “tensioni,
frustrazioni, risentimenti, colpa,
amarezza, disperazione”.

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13
Q

Cosa dice la teoria dell’etichettamento?

A

 Attenzione all’interazione tra deviante e contesto, alla
reazione e al controllo sociale.
 Devianza non è proprietà intrinseca dei comportamenti ma una proprietà conferita
a essi dalla percezione sociale e/o dalle definizioni normative
 Devianza è conseguenza dell’applicazione di etichette e sanzioni da parte di alcuni
nei confronti del trasgressore vero o presunto
 Le motivazioni devianti non preesistono al comportamento,
ma sono la messa in atto del comportamento e le reazioni
che esso provoca che consentono il maturare delle
motivazioni alla devianza.

Il deviante sviluppa un percorso esistenziale che può
essere definito in termini di “carriera” nel cui ambito si
apprendono tecniche, regole di comportamento,
giustificazioni, motivazioni.
La carriera, per il processo di etichettamento e l’effetto
di “profezia che si autoavvera”, porta all’acquisizione
dell’identità deviante e alla perdita delle normali
opportunità di vita e di relazione.

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14
Q

Distinguere tra devianza primaria e secondaria:

A

 Primaria: diffusa, poligenetica, di dimensioni non conoscibili;
 Devianza primaria: l’allontanamento più o meno temporaneo, più o meno
importante agli occhi di chi lo attua, da valori o norme sociali e/o giuridiche,
attraverso un comportamento che ha implicazioni soltanto marginali per la
struttura psichica dell’individuo; non dà luogo a una riorganizzazione simbolica a
livello di atteggiamenti riguardanti il sé e i ruoli sociali.

 Secondaria: si manifesta a seguito della reazione sociale che colpisce il
soggetto.
 Devianza secondaria: consiste nel comportamento deviante o nei ruoli basati su
di esso, che diviene mezzo di difesa, di attacco o di adattamento nei confronti
dei problemi, manifesti o non manifesti, creati dalla reazione della società alla
devianza primaria; divengono centrali le reazioni di disapprovazione,
degradazione e isolamento messe in atto dalla società.

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15
Q

Cosa sono le tecniche di neutralizzazione?

A

Ciò che porta un soggetto alla devianza non è il rifiuto dei valori e della
morale corrente, ma l’apprendimento e l’utilizzo in determinate
circostanze delle cosiddette “tecniche di neutralizzazione” nei confronti
dei vincoli normativi diffusi a livello sociale (diniego di responsabilità,
minimizzazione del torto inflitto, negazione ragioni vittima, condanna
giudici).

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16
Q

Cos’è l’afflizione, nel contesto della devianza?

A

Affiliazione: processo con cui il soggetto è convertito a una condotta nuova
per lui ma già consolidata per altri; il neofita viene iniziato a un dato
comportamento, perviene a una raffigurazione di sé come persona che
potrebbe compiere una certa azione e all’”attribuzione dei significati”,
ossia alla rappresentazione di una certa situazione in un certo modo.

17
Q

Come si fa a definire un comportamento come deviante?

A

Nessun atto è intrinsecamente deviante, ma è l’etichetta di
deviante a renderlo tale: “Il deviante è una persona alla quale
questa etichetta è stata applicata con successo; un
comportamento deviante è un comportamento che la gente
etichetta come tale” (Becker).
Fattori che intervengono nel definire deviante un atto sono: chi
lo commette e chi si sente leso. Lo stesso comportamento può
essere un’infrazione se è commesso da una certa persona, ma non
se è commesso da un’altra; certe norme sono infrante con
impunità, e altre no”.
Le norme alla base della qualificazione di determinati
comportamenti come devianti, non rispettano il sentire comune,
non sono oggetto di accordo universale, ma esprimono un
conflitto politico tra gruppi e rispecchiano gli interessi del gruppo
dotato di maggior potere, delle agenzie preposte al controllo e al
trattamento della devianza (“imprenditori morali” Becker).

18
Q

Cosa puoi dirmi dello stigma nel caso della devianza?

A

Stigmatizzazione: processo che conduce a contrassegnare pubblicamente
delle persone come moralmente inferiori, mediante etichette negative,
marchi, bollature, o informazioni pubblicamente diffuse.
Applicare uno stigma significa:
 evidenziare una determinata caratteristica (fisica o comportamentale) del
soggetto che assume agli occhi degli altri una diversa connotazione;
 modificare i giudizi e gli atteggiamenti nei confronti di chi ne è portatore;
In seguito a questa modificazione dei giudizi l’individuo perde il rispetto e la
considerazione che le altre caratteristiche gli avrebbero dato e si adatta a
una situazione di esclusione identificandosi con coloro che condividono lo
stesso stigma.

19
Q

Cosa si intende quando si parla di carriera deviante?

A

Carriera deviante: modelli di comportamento che si sviluppano secondo
una sequenza; progressiva acquisizione di un’identità deviante,
assimilazione delle motivazioni del gruppo con cui il soggetto si
identifica, di apprendimento delle tecniche proprie di quel determinato
comportamento e delle ragioni per cui lo si ritiene giustificabile.
“Non sono le motivazioni devianti che conducono al comportamento
deviante, ma, al contrario, è il comportamento deviante che produce,
nel corso del tempo, la motivazione deviante”: solo agendo,
sperimentando le situazioni, confrontandosi con le reazioni sociali e
istituzionali si fissano negli individui le motivazioni alla messa in atto
del comportamento deviante.

20
Q

Ruolo delle agenzie di controllo nella “creazione” della
devianza.

A

Affinché una norma venga applicata, punendo chi la infrange,
occorre che qualcuno prenda l’iniziativa, ponendo l’infrazione
all’attenzione della collettività.
Ciò è strettamente legato al vantaggio che ritiene di poter
ricavare e a un complesso di fattori non riducibili solo ai valori
difesi dalla norma e alla gravità del comportamento trasgressivo.
Le istituzioni selezionano tra i compiti loro affidati quelli che
meglio consentono di valorizzare la loro funzione, di affermare i
propri successi e ribadire la propria indispensabilità.

21
Q

Ruolo delle istituzioni totali nel processo di fissazione
dell’identità deviante, nel passaggio da devianza primaria a
devianza secondaria, nella strutturazione della carriera
criminale o di escluso (Goffman, Asylums 1968).

A

Carcere come istituzione totale in cui attraverso l’organizzazione
dello spazio e del tempo, e un collaudato sistema di punizioni,
privilegi, mortificazioni si producono mutamenti “del tipo di
credenze che l’individuo ha su di sé e su coloro che gli sono
vicini”. La posizione dell’internato nel mondo esterno “non potrà
mai più essere quella che era prima del ricovero” dal momento
che scatterà il processo di stigmatizzazione.

22
Q

Cosa dice la teoria della scelta razionale?

A

 Teoria della scelta razionale: prima teoria sociologica recente che analizza i
comportamenti criminali quali effetti di scelte deliberate
 Presuppone che gli individui adottino strategie individuali libere nel compiere
azioni criminali e valutino i benefici derivanti dal trasgredire una legge:
> pensiero strategico, elaborazione di informazioni, valutazione di
opportunità e alternative;
> decisionalità del deviante.
 “Mentalità criminale” che porta l’individuo a calcolare la possibilità di avere
vantaggi con l’infrazione della legge