LABORATORIO Flashcards

1
Q

CHE COSA SONO L’AUTISMO E LE DISABILITà INTELLETTIVE?

A

Rientrano nei disturbi del neurosviluppo, ovvero hanno esordio nell’infanzia e quindi hanno un impatto sullo sviluppo neurocognitivo del bambino poiché nei primi due anni di vita di forma il cervello.

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2
Q

PERCHÈ I DISTURBI DEL NEUROSVILUPPO HANNO UN QUADRO COMPLESSO?

A
  • Esordio nei primi anni di vita e si manifestano con un deficit più o meno significativo in diversi domini;
  • Dipendono da fattori eziologici;
  • Bisogna considerare anche le caratteristiche contestuali;
  • Variabilità interidividuale e intraindividuale.
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3
Q

COSA PROPONE L’ATTUALE PROSPETTIVA BIO-PSICO SOCIALE?

A

Non definisce la disabilità come una sindrome specifica ma come frutto dell’interazione tra fattori individuali e psico sociali.

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4
Q

PERCHÈ È IMPORTANTE INDIVIDUALIZZARE I SUPPORTI?

A

Perché i supporti individualizzati permettono all’individuo di acquisire le autonomie necessarie per vivere una vita soddisfacente rimuovendo o attenuando il più possibile la presenza di barriere fisiche, sociali, comunicative e cognitive.

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5
Q

COSA AFFERMA IL DECRETO 66/2017?

A

In questo decreto si individuano le dimensioni da osservare per organizzare gli interventi educativo-didattici:
- dimensione della socializzazione e dell’interazione;
- dimensione della comunicazione e del linguaggio;
- dimensione dell’autonomia e dell’orientamento;
- dimensione cognitiva, neuropsicologica e dell’apprendimento.

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6
Q

COS’È IL FUNZIONAMENTO ADATTIVO?

A

È l’insieme delle abilità pratiche, sociali, concettuali e comunicative che la persona possiede e ha acquisito per far fronte alla vita quotidiana e per raggiungere un certo grado di autonomia personale e sociale.
Queste abilità sono favorite/ostacolate dalla presenza/assenza di:
- motivazione
- salute fisica e psicologica
- opportunità adeguate.
Queste abilità sono:
- per età specifiche
- possono essere potenziate con interventi di supporto
- dipendono dall’interazione tra individuo e contesto.

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7
Q

COSA PERMETTONO DI FARE GLI STRUMENTI DI OSSERVAZIONE?

A
  • Analizzare i bisogni
  • Analizzare l’influenza del contesto
  • Definire finalità e obiettivi
  • Valutare in modo oggettivo
  • Ridefinire gli obiettivi sulla base della valutazione
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8
Q

A COSA SERVE LA SCALA VINELAND? (3 obiettivi)

A
  1. A livello diagnostico per verificare se il livello di adattamento nella vita reale è paragonabile a quello dei coetanei per documentare la presenza/assenza di Disabilità Intellettive.
  2. Per programmare l’intervento educativo, attraverso:
    - la strutturazione del protocollo per evidenziare potenziali obiettivi di intervento, monitorare i progressi e valutare l’esito finale;
    - il colloquio per identificare le priorità di intervento dei genitori confrontandole con cosa emerge nei diversi contesti;
    - per evidenziare eventuali scarti tra i test cognitivi e quelli della scala Vinealnd.
  3. Per fare ricerca.
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9
Q

QUAL È LO SCOPO DELLE VINELAND?

A

Rilevare in modo descrittivo ciò che il soggetto fa per la propria persona e per stare con gli altri, non ciò che gli altri fanno per lui.

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10
Q

QUALI SONO LE TIPOLOGIE DI OBIETTIVI?

A
  • Obiettivi di CONSOLIDAMENTO: per incrementare abilità in diversi contesti (=1).
  • Obiettivi COSTRUTTIVI: costruzione di nuove conoscenze/abilità (=0).
  • Obiettivi di MANTENIMENTO: mantenere abilità già acquisite (=2).
  • Obiettivi di modificazione ambientale.
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11
Q

COSA DEVE FAR NOTARE L’INTERVISTATORE?

A
  • Non esistono risposte giuste o sbagliate;
  • Le persone compiono attività diverse in diverse età;
  • Attenzione posta non su ciò che il soggetto può fare ma su ciò che fa.
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12
Q

COME SI DETERMINANO I PUNTI DI PARTENZA?

A
  • Per soggetti senza disabilità è basato sull’età cronologica arrotondata per difetto;
  • Per soggetti con disabilità si fa una stima mentale o sociale del soggetto.
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13
Q

COME SI CALCOLA IL PUNTEGGIO?

A

Il punto di partenza è l’età cronologica. Da lì si sale di 4 punti e se si ottengono tutti 2 vuol dire che l’età mentale corrisponde a quella cronologica.
Se si ottiene 0 bisogna andare indietro fino a quattro 2 di fila ottenendo così l’età mentale.
Ci si ferma quando si ottengono quattro zeri di fila.

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14
Q

SPIEGA LA STRUTTURA AD ALBERO DEGLI OBIETTIVI.

A
  1. Obiettivo generale
  2. Sotto obiettivi: definiscono meglio l’obiettivo generale
  3. Obiettivi specifici: indicano con chiarezza cambiamenti o risultati attesi; sono gli indicatori che vogliamo misurare.
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15
Q

CHE COSA SONO I DISTURBI DEL NEUROSVILUPPO?

A

Sono condizioni con esordio nelle prime fasi dello sviluppo, caratterizzati da deficit che causano una compromissione del funzionamento personale, sociale, scolastico o lavorativo.
Il range del deficit dello sviluppo varia da limitazioni molto specifiche dell’apprendimento fino alla compromissione globale delle abilità sociali e dell’intelligenza.
Si diagnostica quando la sintomatologia compromette funzionamento personale, sociale, scolastico o lavorativo e si protrae nel tempo.

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16
Q

CHE COSA SONO DSM-5-TR e ICD-10?

A

Sono i principali manuali usati per diagnosticare i disturbi del neurosviluppo.
* DSM-5-TR: fornisce sistema di classificazione che tenta di suddividere le malattie mentali in categorie diagnostiche sulla base della descrizione dei sintomi nel corso della malattia.
* ICD-10: usa categorie diagnostiche simili a quelle del DSM-5-TR.
È importante ricordare che non sono dei disturbi categoriali caratterizzati da presenza/assenza ma bisogna tener conto l’aspetto dimensionale. Sono interconnessi con età, caratteristiche personali e ambientali non misurabili con parametri così oggettivabili.
Le categorie diagnostiche non vanno intese in modo rigido, bisogna andare oltre la diagnosi certificata e, attraverso un’osservazione attenta e personalizzata, mettere a punto strategie educative flessibili, adeguate e attente.
Il piano educativo va personalizzato conoscendo il bambino nella sua complessità.

17
Q

QUALI SONO LE CARATTERISTICHE PRINCIPALI DEI DISTURBI DEL NEUROSVILUPPO?

A
  • Variabilità intra-individuale.
  • Variabilità interindividuale.
  • Talvolta in combinazione.
  • Possono esistere anche fattori in comorbidità.
  • Alcuni disturbi non diventano evidenti fino a quando il bambino non partecipa ai contesti caratterizzati da complessità molto alta.
18
Q

QUALI SONO I CRITERI PER LA DIAGNOSI DELLA DISABILITÀ INTELLETTIVA?

A
  1. Deficit funzioni intellettive = ragionamento, problem solving, pianificazione, pensiero astratto, capacità di giudizio, confermati da una valutazione clinica e da testi di intelligenza individualizzati, standardizzati.
  2. Deficit funzionamento adattivo = mancato raggiungimento standard di sviluppo e socioculturali di autonomia e responsabilità sociale.
  3. Esordio dei deficit intellettivi e adattivi durante il periodo di sviluppo
19
Q

COSA SI INTENDE PER RITARDO MENTALE?

A

ICD-10 parla di RITARDO MENTALE ovvero una condizione di interrotto o incompleto sviluppo psichico. Il termine ritardo fa pensare a uno sviluppo rallentato per poi raggiungere la normalità; il termine mentale fa riferimento in modo fuorviante a tutto il funzionamento mentale, non solo all’intelligenza.
In questa definizione non viene fata nessuna attenzione all’influenza dell’ambiente e assume una connotazione negativa.

20
Q

COSA SI INTENDE PER DISABILITÀ INTELLETTIVA?

A

È un concetto più globale perché il termine disabilità considera una limitazione della persona all’interno del contesto e dei fattori ambientali e personali. Con il termine intellettive l’attenzione è posta sul funzionamento intellettivo e sul funzionamento adattivo.

21
Q

QUALI PUNTI DI VISTA BISOGNA TENER CONTO QUANDO SI FA DIAGNOSI DI DI?

A
  • Genetico: ricerca di possibili cause di ordine genetico
  • Neuropsichiatrica: ricerca cause biologiche di origine non genetica.
  • Neuropsicologica: descrizione funzioni dell’intelligenza e adattive
22
Q

CHE COS’È L’AUTISMO?

A
  • Disturbo pervasivo dello sviluppo = permane per tutta la vita.
  • Si manifesta entro primi 3 anni: prima inizia l’intervento e più possibilità di miglioramento e crescita.
  • Acquisisce forme diverse da persona a persona: alta variabilità interindividuale e intraindividuale.
23
Q

COSA SPECIFICA IL CONCETTO DI SPETTRO?

A
  • L’autismo è un concetto dimensionale: la distribuzione della frequenza di un comportamento problematico varia nel tempo e nell’intensità della sua manifestazione.
  • All’interno dei sintomi dell’autismo si racchiudono persone con caratteristiche cliniche eterogenee
    = per fare diagnosi ci devono essere alcune caratteristiche cardine descritte nel manuale diagnostico.
24
Q

QUALI SONO LE CARATTERISTICHE CARDINE DESCRITTE NEL MANUALE DIAGNOSTICO?

A

A. Deficit nella comunicazione sociale e nell’interazione sociale in diversi contesti, non dovuti a ritardi dello sviluppo.
B. Modelli di comportamento ristretti e ripetitivi.
C. I sintomi devono essere presenti nella prima infanzia.
D. I sintomi, nel loro insieme, limitano e compromettono il funzionamento quotidiano.

25
Q

QUALI SONO LE CARATTERISTICHE PRINCIPALI NELLO SVILUPPO TIPICO?

A

OGGETTO: tramite per innestare un format di interazione con qualcuno.
GIOCO SIMBOLICO: precursore linguaggio. Il linguaggio, nel suo simbolismo, crea una rappresentazione astratta della realtà. Entro il primo anno di vita lo si fa attraverso il gioco.
SOCIAL ORIENTING: orientarsi continuamente all’altro per verificare se sta condividendo l’interesse; attraverso contatto oculare, sorrisi e linguaggio.
IMITAZIONE: grazie al social orienting il bambino è in grado di imitare ciò che ha visto nel modello
= apprende grazie all’imitazione.
INTERSOGGETTIVITÀ:
* Primaria: entro primi 9 mesi e potenzia aree del cervello che regolano le interazioni con gli altri.
* Secondaria: dai 9 mesi bambino interessato agli oggetti del mondo esterno includendo la prospettiva del genitore = attenzione condivisa sul mondo esterno.
TRIANGOLAZIONE DELL’ATTENZIONE = bambino + educatore + oggetto esterno e terzo partner.
RISPOSTA ALL’INDICARE DELL’ADULTO = adulto indica qualcosa e bambino dirige attenzione.

26
Q

QUALI SONO LE CARATTERISTICHE DELLO SVILUPPO ATIPICO?

A
  • Difficoltà nel social orienting
  • Difficoltà ad orientarsi al nome perché c’è un iperfocus sul mondo non sociale (giochi).
    = difficoltà risposta all’attenzione condivisa e ad iniziare attenzione condivisa con l’adulto.
  • Gesti come dare, mostrare e indicare hanno dei deficit o c’è una scarsa presenza.
    = indicatori dell’autismo perché limitano le possibilità di orientarsi socialmente all’altro
  • Scarsa condivisione di interessi e attività
  • Giochi sensoriali: bambino si attiva a livello fisiologico ma non c’è una reale condivisione del momento.
  • Stereotipia motoria
27
Q

CHE COS’È IL CERVELLO SOCIALE?

A

Sistemi celebrali cognitivo-emotivi-sociali specializzati ma condivisi che favoriscono l’interazione sociale.
La maturazione del cervello sociale nei primi 3 anni di vita consente ai bambini con sviluppo tipico di sviluppare abilità sociali-comunicative precoci.
Lo sviluppo del cervello sociale non dipende solo da fattori genetici, ma anche ambientali. Di conseguenza è stata sviluppata una nuova prospettiva epigenetica = l’espressività genetica può essere modificata dall’ambiente. Questa teoria vede la crescita del cervello sociale dipendente non solo dalla genetica ma anche dall’ambiente.

28
Q

SPIEGA LA TEORIA SOCIO-AFFETTIVA

A

Nell’autismo manca la predisposizione innata a interagire socialmente con l’altro.
- Deficit di empatia
- Deficit di intersoggettività primaria e secondaria.
Questa mancata predisposizione ha come conseguenza in età successive:
- Difficoltà a leggere e inferire gli stati mentali altrui
- Disturbo del linguaggio e dei processi di simbolizzazione
- Deficit di relazione sociale

29
Q

SPIEGA LA TEORIA DELLA COERENZA CENTRALE

A

Capacità organizzare in un insieme coerente info ed esperienze che arrivano alla mente tramite sensi.
Nell’autismo c’è difficoltà di sintesi unificativa ovvero la persona resta legata a singoli dati = difficoltà a comprendere il significato globale.
Ciò spiega:
- Difficoltà a cogliere lo stimolo nel suo complesso
- Elaborazione segmentata dell’esperienza
- Difficoltà ad accedere dal particolare al generale
Per questa ragione spesso si soffermano sui singoli particolari, senza riuscire a cogliere l’insieme.

30
Q

SPIEGA IL DEFICIT DELLE FUNZIONI ESECUTIVE

A

Questa teoria spiega alcuni comportamenti caratteristici:
- Impulsività: derivante dal deficit nel controllo inibitorio
= difficoltà ad inibire un’informazione che in quel momento può essere fastidiosa.
- Iperselettività: derivante da un deficit di organizzazione e di coerenza centrale
= tendenza a rifiutare, per esempio, una tipologia di cibi
- Bisogno di Sameness (di immodificabilità) e conseguente perseverazione in attività e interessi: derivante da un deficit generale nella capacità di shifting (elasticità nel cambiamento).

31
Q

SPIEGA LA TEORIA DELLA DISFUNZIONE DEL SISTEMA SENSORIALE

A

Reattività anomala a determinati stimoli sensoriali (iper-attività, ipo-reattività o entrambe).
Presente in molti soggetti ma non in tutti, variabile nel corso della vita.
Teoria dell’integrazione sensoriale: un sovraccarico sensoriale è responsabile di alcune manifestazioni cliniche dell’autismo (comportamenti problema).

32
Q

COS’È L’ABC?

A

L’ABC si usa quando non abbiamo a disposizione la diagnosi, per analizzare cosa ha fatto scatenare un determinato comportamento e quali sono le conseguenze di esso.
- Bisogna descrivere in modo dettagliato da cosa è preceduto il comportamento.
- Descrivere comportamento osservato.
- Descrivere da cosa è seguito.
Importante tenere in considerazione che lo stesso soggetto può avere reazioni diverse a stimolazioni sensoriali uguali ma in diversi momenti della giornata.
= osservare in diversi contesti e in diversi momenti.

33
Q

COME SI POSSONO PROMUOVERE LE ABILITÀ DI COMUNICAZIONE SOCIALE?

A

La comunicazione è un sistema multimodale, ovvero quando comunichiamo mettiamo in atto segnali verbali e non verbali.
Comunicare serve per:
- entrare in relazione
- interagire attraverso parole, gesti e azioni
- far conoscere le nostre idee e opinioni.
La comunicazione ha delle funzioni pragmatiche, ovvero perché si comunica.
Molti bambini con autismo sono definiti minimamente verbali, ovvero con pochissime parole ed espressioni verbali; altri sono totalmente privi di linguaggio verbale e hanno difficoltà con la comunicazione gestuale.
È importante capire quali sono i segnali comunicativi residui per mettere in atto una comunicazione aumentativa alternativa
= intervento per accrescere comunicazione naturale del soggetto, utilizzando le competenze della persona.

34
Q

COME SI UTILIZZANO LE CAA?

A

Le strategie di comunicazione aumentativa alternativa devono essere inserite in un progetto globale che deve coinvolgere tutte le persone che si occupano della persona.
Le strategie di CAA devono essere pensate su misura per ogni individuo e possono essere utilizzate anche nei casi in cui viene a mancare il canale o il mezzo che veicola l’informazione.
Viene fornito un vocabolario fatto di altri sistemi che possono essere:
- Tangibili: oggetti o parti di oggetti
- Sistemi rappresentazionali: simboli o fotografie
Più comune in Italia PCS : tabelle cartacee o tablet con software che permettono di utilizzare i simboli e di caricarne di nuovi.

35
Q

QUAL È L’OBIETTIVO DELLE CAA?

A

Facilitare l’individo alla possibilità di partecipare, interazione e scambio nei contesti di vita quotidiana.

36
Q

QUALI SONO LE FASI DI INTERVENTO DELLE CAA?

A
  1. Osservare le capacità naturali della persona partendo dalla relazione.
  2. Aumentare le possibilità di partecipazione