cd flash Flashcards

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Q

CDPI - CODICE DEONTOLOGICO DEGLI PSICOLOGI ITALIANI

A

promulgato per la prima volta nel 1998.
ha segnato l’istituzione formale delle norme etiche per la professione di psicologo in italia e ha subito alcune revisioni per adattarsi ai cambiamenti sociali e professionali, l’ultima delle quali è entrata in vigore il 1° dicembre 2023.

E’ diviso in 42 articoli e 5 capi

ed è lo STRUMENTO cui il professionista deve rifarsi per orientare le proprie scelte di comportamento ed i rapporti con la clientela

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Q

legge 18 febbraio 1989 n. 56 o legge 56/89

A

intitolata “ordinamento della professione di psicologo”
- Ha definito la professione di psicologo e delle attività riservate agli psicologi.
- Ha Istituito l’ Albo professionale degli psicologi
- ha delineato i Requisiti per l’accesso alla professione, inclusi il conseguimento della laurea in psicologia, il tirocinio pratico e il superamento dell’Esame di Stato.
- Ha Istituito l’ordine Nazionale degli Psicologi e gli Ordini Regionali, per garantire il rispetto delle norme etiche e deontologiche e vigilare sulla qualità del servizio.

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3
Q

legge bersani - 4 agosto 2006 n248

A

ha introdotto una serie di riforme per la liberalizzazione delle professioni in Italia,

emanata con l’intento di promuovere la concorrenza, ridurre le barriere di accesso alle professioni e limitare le restrizioni anticompetitive.

principali aspetti che hanno influenzato l’Ordine degli Psicologi:

  • Abolizione delle tariffe minime professionali:
  • ha permesso ai professionisti di fare pubblicità dei loro servizi, purché sia corretta, veritiera e non ingannevole.
  • ha introdotto la Trasparenza su compensi e preventivi.

l’Ordine degli Psicologi ha mantenuto le sue funzioni di regolamentazione, vigilanza e tutela.

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4
Q

novità della revisione del codice entrata in vigore il 1°dicembre 2023

A

Ecco alcune delle principali novità:

1. Aggiornamenti sul CONSENSO INFORMATO:  precisata l'importanza del consenso informato, con particolare attenzione a modalità digitali di prestazione e telepsicologia, e la necessità di fornire chiare informazioni sulle caratteristiche delle prestazioni, anche in contesti online.
  1. TUTELA DEI MINORI e delle persone vulnerabili:
    rafforzati gli articoli relativi alla protezione dei minori e delle persone vulnerabili, specificando modalità di intervento e ruolo dello psicologo in caso di rifiuto del consenso da parte di genitori con responsabilità genitoriale, con il supporto di ordini giudiziali se necessario (ad esempio nell’Art. 31).
  2. RISERVATEZZA E SEGRETO PROFESSIONALE:
    data maggiore enfasi al segreto professionale e alla riservatezza nelle comunicazioni digitali e online.
    Gli psicologi devono ora essere più attenti alla protezione dei dati personali dei clienti nei contesti digitali.
  3. COLLABORAZIONE INTERDISCIPLINARE:
    aggiornato l’articolo relativo alla collaborazione tra professionisti, per riflettere l’importanza dell’integrazione di competenze nelle equipe multidisciplinari, sempre nel rispetto delle specificità della professione.
  4. Codice di CONDOTTA DIGITALE e PUBBLICITA’:
    introdotte regole più chiare riguardo l’uso dei social media e la pubblicità professionale.
    Gli psicologi sono incoraggiati a mantenere la professionalità e a rispettare i confini deontologici anche nelle interazioni online, evitando contenuti che possano risultare ingannevoli o inappropriati.
  5. Aggiornamenti su FORMAZIONE CONTINUA E SUPERVISIONE:
    sottolineata l’importanza della formazione continua e della supervisione come obblighi deontologici per garantire competenza e aggiornamento professionale.
  6. RUOLO ATTIVO NELLA TUTELA DEL BENESSERE DELLA COMUNITA’:
    Il nuovo codice incoraggia gli psicologi a contribuire attivamente al benessere della società, promuovendo interventi preventivi e supportando pratiche di inclusione sociale e sensibilizzazione.
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5
Q

capi del codice deontologico

A

sono 5
capo 1 - PRINCIPI GENERALI (art 1-21)
capo 2 - RAPPORTI CON L’UTENZA E LA COMMITTENZA (art 22-32)
capo 3 - RAPPORTI CON I COLLEGHI (art 33-38)
capo 4 - RAPPORTI CON LA SOCIETA’ (art 39-40)
capo 5 - NORME DI ATTUAZIONE (art 41-42)

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6
Q

art 1 campo di applicazione

A
  • le regole del codice sono VINCOLANTI PER TUTTI GLI ISCRITTI all’albo.
  • tutti sono tenuti alla loro conoscenza e l’ignoranza delle medesime non esime dalla responsabilità disciplinare
  • stesse regole per le prestazioni a distanza
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7
Q

art 2 - procedure disciplinari e sanzioni

A

gli psicologi non mettono in atto azioni e comportamenti che ledono il decoro e la dignità della professione.
l’inosservanza, ogni azione o omissione contrarie al corretto esercizio della professione sono punite secondo quanto previsto dall’art 26 della legge 18 febbraio 1989, nr 56

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8
Q

art 3 - principio di responsabilità

A

è un dovere accrescere le conoscenze sul comportamento umano ed utilizzarle per promuovere il benessere psicologico dell’individuo, gruppo, comunità.
in ogni ambito lo psi opera per migliorare le capacità delle persone di comprendere se stesse e gli altri e di comportarsi in maniera consapevole, congrua ed efficace.
Gli psi sono consapevoli della responsabilità sociale derivante dal fatto che, nell’esercizio della professione, possono intervenire significativamente nella vita delle altre persone, pertanto devono prestare particolare attenzione al fine di evitare l’uso inappropriato della loro influenza e a non utilizzare indebitamente la fiducia e le situazioni di eventuale dipendenza del committente e/o delle persone destinatarie della loro prestazione professionale.

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9
Q

art 4 - principio del rispetto della laicità

A

nella fase iniziale del rapporto professionale si fornisce all’individuo, al gruppo, all’istituzione o alla comunità, siano essi utenti o committenti, informazioni adeguate e comprensibili circa le prestazioni, le finalità e le modalità delle stesse, nonché il grado e i limiti giuridici della riservatezza.
Gli psi
- riconoscono le differenze individuali, di genere e culturali, promuovono inclusività, rispettano opinioni e credenze e si astengono dall’imporre il proprio sistema di valori.
- utilizzano metodi, tecniche e strumenti che salvaguardano tali principi e rifiutano la collaborazione ad iniziative lesive degli stessi.
-quando sorgono conflitti di interesse tra l’utente e l’istituzione presso cui lo psi opera, devono esplicitare alle parti, con chiarezza, i termini delle proprie responsabilità e i vincoli cui sono professionalmente tenuti.

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10
Q

art 5 competenza professionale

A

Gli psi sono tenuti a mantenere un livello adeguato di preparazione e aggiornamento professionale
La violazione dell’obbligo di formazione continua determina un illecito disciplinare che è sanzionato sulla base di quanto stabilito dall’ordinamento professionale.
Riconoscono i limiti della loro competenza e usano pertanto solo strumenti teorico-pratici per i quali hanno acquisito competenza e ove necessario formale autorizzazione.
Impiegano metodologie delle quali sono in grado di indicare le fonti e i riferimenti scientifici e non suscitano aspettative infondate.

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11
Q

art 6 - autonomia professionale

A

Gli psi
- accettano unicamente condizioni di lavoro che non compromettano la loro autonomia professionale ed il rispetto delle norme del c.d. e in assenza di tali condizioni informano il loro consiglio territoriale.
- salvaguardano la loro autonomia nella scelta dei metodi, delle tecniche e degli strumenti psicologici, nonché della loro utilizzazione e sono perciò responsabili della loro applicazione ed uso, dei risultati, delle valutazioni e delle interpretazioni che ne ricavano.
nella collaborazione con professionisti di altre discipline, gli psi esercitano la piena autonomia professionale nel rispetto delle altrui competenze.

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12
Q

art 7 - validità de dati e delle informazioni

A

nelle attività di ricerca, nelle comunicazioni dei risultati e in ogni altra attività professionale, nonchè nelle attività didattiche, di formazione e supervisione ,
gli psi
- valutano attentamente anche in relazione al contesto il grado di validità, di attendibilità, di accuratezza e di affidabilità di dati, informazioni e fonti su cui basano le conclusioni raggiunte,
- espongono all’occorrenza le ipotesi interpretative ed esplicitano i limiti dei risultati a cui sono arrivati
- su casi specifici esprimono valutazioni e giudizi professionali solo se fondati sulla conoscenza professionale diretta ovvero su una documentazione adeguata e coerente con il tema oggetto di valutazione ed attendibile

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13
Q

art 8 - tutela della professione e contrasto all’esercizio abusivo

A

gli psi contrastano l’esercizio abusivo della professione e segnalano al consiglio dell’ordine i presunti casi di usurpazione di titolo di cui vengono a conoscenza.
Parimenti, utilizzano il loro titolo professionale esclusivamente per attività ad esso pertinenti e non avallano con esso attività ingannevoli od abusi

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14
Q

art 9 - consenso informato nella ricerca

A

nella loro attività di ricerca gli psi sono tenuti ad informare adeguatamente le persone in essa coinvolte rispetto
- agli scopi,
- alle procedure,
- ai metodi e
- ai rischi della stessa,
- nonché alle modalità di trattamento dei dati personali raccolti al fine di acquisirne il consenso.

sono altresì tenuti a fornire adeguate informazioni anche relativamente al nome, allo status scientifico e professionale del ricercatore ed alla loro istituzione di appartenenza.

devono garantire ai partecipanti alla ricerca la piena libertà di concedere, rifiutare e ritirare il consenso stesso.

nel caso in cui la natura della ricerca non consenta di informare preventivamente i partecipanti, gli psi hanno l’obbligo di fornire, alla fine dell’attività di ricerca, le informazioni dovute e di acquisire l’autorizzazione all’uso del materiale e dei dati raccolti.

per quanto concerne le persone che per età o per altri motivi non sono in grado di esprimere validamente il proprio consenso, questo deve essere dato da coloro che esercitano la loro responsabilità genitoriale o tutela.

E’ comunque richiesto il consenso delle stesse qualora siano in grado di comprendere i contenuti delle attività in cui saranno coinvolte.

Deve essere tutelato in ogni caso il diritto delle persone alla riservatezza e alla non riconoscibilità ed all’anonimato.

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15
Q

art 10 - attività professionali con gli animali

A

quando le attività professionali, incluse quelle di ricerca, hanno ad oggetto il comportamento degli animali, gli psi si impegnano a rispettarne la natura ed evitare loro sofferenze.

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16
Q

art 11 - segreto professionale

A

gli psi sono strettamente tenuti al segreto professionale pertanto non rivelano notizie, fatti o informazioni apprese in ragione del loro rapporto professionale, né informano circa le prestazioni professionali programmate o effettuate.

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17
Q

art 12 - testimonianza

A

gli psi si astengono dal rendere sommarie informazioni o testimonianza su quanto conosciuto per ragione della propria professione.

Possono derogare all’obbligo del segreto professionale in presenza di un valido e dimostrabile consenso della persona destinataria della prestazione .

Valutano comunque l’opportunità di fare uso di tale consenso, considerando preminente la tutela psicologica della persona destinataria della prestazione.

In assenza del consenso della persona destinataria della prestazione e salvi i casi in cui hanno l’obbligo di riferire all’autorità giudiziaria, gli psi devono astenersi dal rendere informazioni, e in caso di testimonianza, devono rimettersi alla motivata decisione del Gudice

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18
Q

art 13 - casi di referto o denuncia o deroga alla riservatezza

A

nel caso di obbligo di referto o di obbligo di denuncia gli psi limitano a quanto strettamente necessario all’adempimento di tale obbligo, il riferimento di quanto appreso in ragione del loro rapporto professionale, ai fini della tutela psicologica della persona.
negli altri casi, valutano con attenzione la necessità di derogare totalmente o parzialmente alla loro doverosa riservatezza, qualora si prospettino gravi pericoli per la vita o per la salute psicofisica della persona e/o di terzi.

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19
Q

art 14 - interventi professionali sui gruppi

A

nel caso di intervento su o nei gruppi, gli psi hanno il compito di informare nella fase iniziale circa le regole che governano tale intervento. Devono altresì impegnare, quando necessario, le persone componenti del gruppo al rispetto del diritto di ciascuna alla riservatezza.

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20
Q

art 15 - collaborazioni interprofessionali e condivisone delle informazioni

A

nel caso di collaborazione con altre figure professionali gli psi previo consenso della persona destinataria della prestazione possono condividere soltanto le informazioni strettamente necessarie in relazione al tipo di collaborazione.

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21
Q

art 16 - salvaguardia dell’anonimato.

A

gli psi redigono le comunicazioni scientifiche in modo da salvaguardare in ogni caso l’anonimato delle persone destinatarie della prestazione.

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22
Q

art 17 - protezione di dati e documenti

A

la riservatezza delle comunicazioni deve essere protetta e garantita anche attraverso la custodia e il controllo di appunti, note, scritti o registrazioni di qualsiasi genere e sotto qualsiasi forma, che riguardino il rapporto professionale.
Tele documentazione deve essere conservata per almeno i 5 anni successivi alla conclusione del rapporto professionale.

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23
Q

art. 18 - rispetto della libertà di scelta

A

in ogni contesto professionale lo psi deve adoperarsi affinché sia il più possibile rispettata la libertà di scelta da parte dell’ente o della persona cliente e/o paziente del professionista a cui rivolgersi.

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24
Q

art 19 - contesti valutativi

A

gli psi che prestano la loro opera professionale in contesti di selezione e valutazione sono tenuti a rispettare esclusivamente i criteri della prosapia specifica competenza, qualificazione preparazione e non avallano decisioni contrarie a tali principi.

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25
Q

art 20 - attività oscena e formazione psicologica

A

nella loro attività di docenza e di fonazione gli psi stimolano in studenti e tirocinanti l’interesse per i principi deontologici anche ispirando ad essi la propria condotta professionale.

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26
Q

art 21 - insegnamento di metodi, tecnici e strumenti professionali

A

gli psi promuovono conoscenze psicologiche, condividono e diffondono la cultura psicologica.
Tuttavia costituisce grave violazione deontologica l’insegnamento a persone estranee alla professione psicologica di metodi , tecniche e strumenti conoscitivi e di intervento propri della professione stessa.

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27
Q

art 22 - condotte non lesive

A

gli psi adottano condotte non lesive per le persone di cui si occupano professionalmente e nelle loro attività sanitarie si attengono alle linee giuda e alle buone pratiche clinico-assistenziali. Non utilizzano il loro ruolo ed i loro strumenti professionali per assicurare a sé o ad altri indebiti vantaggi.

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28
Q

art 23 - compenso professionale

A

nella fase iniziale del rapporto professionale gli psi pattuiscono quanto attiene al compenso. In ogni caso la misura del compenso deve essere adeguata alla natura e alla complessità dell’attività professionale. In ambito clinico tale compenso non può essere condizionato all’esito o ai risultati dell’intervento professionale.

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29
Q

art. 24 - consenso informato sanitario nei confronti di persone adulte capaci

A

nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero ed informato della persona interessata, tranne che nei casi espressamente previsti dalla legge.
L’acquisizione del consenso informato è un atto di specifica ed esclusiva responsabilità dello psicologo.
Il consenso informado acquisito ne modi e con gli strumenti più consoni al contesto e alle condizioni della persona è documentato in forma scritta o attraverso videoregistrazione o, per la persona con disabilità. attraverso i dispositivi che le consentano di comunicare.

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30
Q

art. 25 - uso degli strumenti e comunicazione dei risultati

A

gli psi non usano impropriamente gli strumenti di diagnosi e di valutazione di cui dispongono .
Nel caso di interventi commissionati da terzi, informano le persone circa la natura dell’intervento professionale e non utilizzano, se non nei limiti del mandato ricevuto, le notizie apprese che possono recare ad esse pregiudizio.
Nella restituzione e comunicazione dei risultati dei loro interventi diagnostici e valutativi, gli psi sono tenuti ad adattare e regolare tale comunicazione anche in relazione alla tutela psicologica delle persone a cui essa è destinata e/o si riferisce.

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31
Q

art. 26 - principio dell’astensione

A

gli psi si astengono dall’intraprendere o dal proseguire qualsiasi attività professionale ove problemi propri o conflitti personali, interferendo con la nauta e l’efficacia delle loro prestazioni, le rendano inadeguate o dannose all persone a cui sono rivolte.
Evitano inoltre di assumere ruoli professionali e di compiere interventi nei confronti di altre persone, anche su richiesta dell’autorità giudiziaria, qualora la natura di precedenti rapporti possa comprometterne credibilità ed efficacia.

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32
Q

art 27 - interruzione del rapporto professionale

A

gli psi valutano ed eventualmente propongono l’interruzione del rapporto professionale quanto constatano che il paziente non trae alcun beneficio dall’intervento e non è ragionevolmente prevedibile che ne trarrà dal proseguimento dello stesso. ove necessario, forniscono al paziente informazioni idonee a ricreare altri e più adatti interventi.

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33
Q

art 28 - commistioni tar ruolo professione e vita privata

A

gli psi evitano commistioni tra il ruolo professionale e la vita privata che possano interferire con l’attività professionale o comunque arrecare nocumento all’immagine sociale della professione. costituisce grave violazione deontologica effettuare interventi diagnostici, di sostegno psicologico o di psicoterapia, rivolta a persone con le quali hanno intrattenuto o intrattengono relazioni significative di natura personale, in particolare di natura affettivo-sentimentale e/o sessuale.
Parimenti costituisce grave violazione deontologica instaurare le suddette relazioni nel corso del rapporto professionale.
Agli psi è vietata qualsiasi attività che in ragione del rapporto professionale, possa produrre per loro indetti vantaggi diretti o indiretti di carattere patrimoniale o non patrimoniale, ad esclusione del compenso pattuito.
Gli psi non sfruttano la posizione professionale che assumono nei confronti di colleghe/i in supervisione e di tirocinanti, per fini estranei al rapporto professionale.

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34
Q

art. 29 - condizioni preliminari all’intervento

A

gli psi possono subordinare il loro intervento ad altri trattamenti sanitari e alla condizione che il paziente si rivolga a determinati presidi, istituti o luoghi di cura soltanto per fondati motivi di natura scientifico-professionale.

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35
Q

art 30 - proporzionalità tra intervento e compenso

A

nell’esercizio della loro professione agli psi è vietata qualsiasi forma di compenso che non costituisca il corrispettivo di prestazioni professionali.

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36
Q

art 31 - consenso informato sanitario nei casi di persone minorenni o incapaci

A

I trattamenti sanitari rivolti a persone minorenni o incapaci sono subordinati al consenso informato di coloro che esercitano sulle medesime le responsabilità genitoriali o di tutela.
Lo psi tengo conto della volontà della persona minorenne e della persona incapace in relazione alla sua età e al suo grado di maturità nel pieno rispetto della sua dignità.
Nei casi di assenza in tutto o in parte del consenso informato di cui al primo comma ove lo psi ritengano invece che il trattamento sanitario sia necessario, la decisione è rimessa all’autorità giudiziaria.
Sono fatti salvi i casi in cui il trameno sanitario avvenga su ordine dell’autorità legalmente competente o in strutture legislativamente preposte.

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37
Q

art. 32 - prestazione richiesta da un committente

A

quando lo psi acconsente a fornire una prestazione professionale su richiesta di un committente diverso dalla persona destinataria della prestazione stessa, sono tenuti a chiarire con le parti in causa la natura e la finalità dell’intervento.
In tutti i casi in cui la persona destinataria ed il committente non coincidano, lo psi tutela prioritariamente la persona destinataria dell’intervento stesso.

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38
Q

art. 33 - principio di colleganza

A

i rapporti tra gli psi devono ispirarsi al principio del rispetto reciproco, della lealtà e della colleganza.
Gli psi appoggiano e sostengono i colleghi che, nell’ambito della loro attività, quale che sia la natura del loro rapporto di lavoro e la loro posizione gerarchica, vedano compromessi la loro autonomia ed il rispetto delle norme deontologiche.

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39
Q

art. 34 - contributo allo sviluppo delle discipline psicologiche

A

gli psi si impegnano a contribuire all sviluppo delle discipline psicologiche ea comunicare i progressi delle loro conoscenze e delle loro tecniche alla comunità professionale, anche al fine di favorirne la diffusione per scopi di benessere umano e sociale.

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40
Q

art 35 - indicazione delle fonti

A

nel presentare i risultati delle loro ricerche scientifiche e attività professionali, gli psi devono indicare gli altrui contributi e le relative fonti.

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41
Q

art. 36 - Giudizi sull’operato di colleghe/i

A

lo psi non esprime pubblicamente su colleghe/i giudizi negativi relativi alla loro formazione, alla loro competenza, o comunque giudizi lesivi del loro decoro e della loro reputazione professionale. Costituisce aggravante il fatto che tali giudizi negativi siano volti a sottrarre clientela ai colleghi.
Qualora ravvisino casi di scorretta condotta professionale e metodologica che possano tradursi in danno per le persone o enti destinatari o per il decoro della professione, lo psi deve darne tempestiva comunicazione al consiglio dell’ordine competente.

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42
Q

art. 37 - accettazione del mandato

A

lo psi accetta il mandato professionale esclusivamente nei limiti delle proprie competenze.
Qualora l’interesse della persona o dell’ente richiedente la prestazione comporti il ricorso ad altre competenze specifiche, propone l’invio ad altro collega professionista.

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43
Q

art 38 - dignità professionale e decoro

A

nell’esercizio della propria attività professionale e nelle circostanze in cui rappresentano pubblicamente la professione a qualsiasi titolo, lo psi è tenuto ad uniformare la propria condotta ai principi della dignità professionale e del decoro.

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44
Q

art. 39 - presentazione professionale

A

lo psi presenta in modo corretto ed accurato la propria formazione, esperienza e competenza. Riconosce quale dovere quello di aiutare la comunità ed i clienti, a sviluppare in modo libero e consapevole giudizi, opinioni e scelte.

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45
Q

art 40 - pubblicità professionale

A

lo psi indipendentemente dai limiti posti dalla vigente legislazione in materia di pubblicità non assumono pubblicamente comportamenti scorretti finalizzati al procacciamento della clientela.
In ogni caso, può essere svolta pubblicità informativa circa i titoli e le specializzazioni professionali, le caratteristiche del servizio offerto, nonché il prezzo e i costi complessivi delle prestazioni secondo i criteri di trasparenza e veridicità del messaggio il cui rispetto viene verificato, ove necessario, dai competenti Consigli dell’ordine.
Il messaggio deve essere formulato nel rispetto del decoro professionale, conformemente ai criteri di serietà scientifica ed alla tutela dell’immagine della professione. la mancanza di trasparenza e di veridicità del messaggio pubblicizzato costituisce violazione deontologica.

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46
Q

qual è l’obbiettivo della professione di psicologo

A

promuovere il benessere psicologico degli individui e della collettività

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47
Q

come deve comportarsi lo psicologo nei confronti della dignità dell’utente

A

deve rispettare la dignità, i diritti e le differenze individuali

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48
Q

in cosa consiste l’integrità professionale dello psicologo

A

agire con onestà, lealtà e rispetto per la professione

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49
Q

cosa è richiesta allo psicologo in termini di formazione

A

mantenere un livello adeguato di formazione continua

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50
Q

come mantiene lo psicologo la propria autonomia professionale

A

operando con integrità e senza compromessi etici

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51
Q

quando è obbligatorio il segreto professionale

A

sempre, salvo i casi previsti dalla legge

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52
Q

cosa deve evitare lo psicologo in merito a possibili conflitti di interesse

A

situazioni che compromettano imparzialità e professionalità

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53
Q

in quali casi può interrompere il servizio

A

se è nell’interesse dell’utente o in casi di incompatibilità

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54
Q

come fare se i genitori rifiutano il consenso al trattamento ?

A

i servizi sociali possono richiedere il trattamento tramite decreto

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55
Q

quali norme rispettare nella ricerca?

A

garanzia di rispetto, consenso e riservatezza

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56
Q

atti tipici dello psicologo

A

PREVENZIONE
DIAGNOSI
RIABILITAZIONE
ABILITAZIONE
SOSTEGNO
RICERCA
SPERIMENTAZIONE
RICERCA

sono definiti dall’art 1 della legge 56/89 che
“La professione di psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito.”

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57
Q

abuso della professione

A

L’esercizio abusivo della professione di psicologo è disciplinato dall’articolo 348 del Codice Penale italiano, che punisce chiunque eserciti una professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato senza possederla.
Brocardi

Le sanzioni previste per l’esercizio abusivo della professione sono:

Reclusione da sei mesi a tre anni.
Multa da 10.000 a 50.000 euro.

Inoltre, la condanna comporta:

Pubblicazione della sentenza.
Confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato.
Trasmissione della sentenza al competente Ordine, albo o registro ai fini dell'applicazione dell'interdizione da uno a tre anni dalla professione o attività regolarmente esercitata.

Se un professionista abilitato induce altri a commettere il reato o dirige l’attività di persone che concorrono nel reato, le pene aumentano:

Reclusione da uno a cinque anni.
Multa da 15.000 a 75.000 euro.

È importante notare che, oltre alle sanzioni penali, lo psicologo che esercita abusivamente può essere soggetto a provvedimenti disciplinari da parte dell’Ordine professionale, che possono includere la sospensione o la radiazione dall’albo.

Per evitare tali conseguenze, è fondamentale che gli psicologi rispettino le normative vigenti, mantengano l’iscrizione all’albo professionale e operino entro i limiti delle proprie competenze e abilitazioni.

58
Q

quali sono le competenze dello psicologo nell’ambito dell’equipe multidisciplinare

A

Nell’équipe multidisciplinare, lo psicologo svolge le seguenti funzioni principali:

Valutazione e Diagnosi: Identifica il benessere psicologico e le difficoltà dei pazienti.
Sostegno Psicologico: Offre supporto a pazienti e famiglie, sia individuale sia di gruppo.
Abilitazione e Riabilitazione: Collabora a programmi di riabilitazione integrati.
Consulenza all’Équipe: Supporta gli altri professionisti nella comprensione psicologica dei pazienti.
Facilitazione della Comunicazione: Migliora la comunicazione e gestisce i conflitti nell’équipe.
Formazione e Supervisione: Forma e supervisiona l’équipe su temi psicologici.
Ricerca e Documentazione: Coordina o contribuisce a ricerche per migliorare l’approccio dell’équipe.

Queste competenze consentono allo psicologo di contribuire all’efficacia del trattamento multidisciplinare, integrando aspetti psicologici, sociali e relazionali.

59
Q

RUOLO CHIAVE IN EQUIPE DELLO PSICOLOGO

A

è colui che attraverso osservazione, ascolto e comprensione monitora l’evolversi del FUNZIONAMENTO della persona nel tempo.
L’individuo cambia, si evolve, migliora, peggiora, acquisisce conoscenza delle proprie abilità, dei propri limiti.
Lo psi tramite i feedback delle proprie osservazioni e considerazione può consentire di adattare gli interventi educativi per rispondere meglio alle esigenze individuali e promuove lo sviluppo

60
Q

cosa si intende per sostegno

A

allearsi con le parti funzionanti e positive della persona

61
Q

differenza tra etica - morale e deontologia

A

Più approfondita:

Etica

L’etica è una riflessione filosofica sui principi e i valori che guidano il comportamento umano e stabiliscono cosa sia giusto o sbagliato. È un sistema di valori più ampio e universale, che non dipende da specifiche regole professionali o sociali, ma piuttosto da domande profonde sulla giustizia, il bene e il rispetto per l’essere umano.
* Nella professione di psicologo, l’etica rappresenta il quadro teorico e concettuale che guida le scelte e i comportamenti del professionista al di là delle regole scritte. È il fondamento su cui si basano le norme deontologiche e aiuta gli psicologi a ragionare in modo critico su questioni come il rispetto della persona e l’integrità.

Morale

La morale riguarda i principi di comportamento che una persona segue, influenzati da cultura, religione, società e norme familiari. È ciò che una persona o una comunità considera buono o cattivo, giusto o sbagliato, e può variare da un gruppo all’altro. La morale è più soggettiva e personale rispetto all’etica, e spesso si basa su convinzioni condivise all’interno di una comunità.
* Per uno psicologo, la morale personale può influenzare il modo di percepire le situazioni e di relazionarsi con i pazienti. Tuttavia, un professionista deve saper distinguere la morale personale dalle norme professionali, evitando di giudicare i pazienti secondo i propri valori personali e concentrandosi invece sull’etica e la deontologia professionale.

Deontologia

La deontologia è un insieme di norme e obblighi specifici per una professione, che regolano i comportamenti accettabili e le responsabilità dei professionisti. È redatta in forma di codice (come il Codice Deontologico degli Psicologi) e fornisce regole concrete da seguire nell’esercizio della professione.
* Nel caso dell’esame di abilitazione a psicologo, la conoscenza del Codice Deontologico è fondamentale. Questo codice stabilisce norme specifiche, come il rispetto della riservatezza, il dovere di aggiornamento professionale, e le linee guida per il trattamento dei pazienti. La deontologia serve quindi come riferimento pratico per l’azione quotidiana dello psicologo, traducendo i principi etici in comportamenti professionali obbligatori.

62
Q

Gerarchia delle fonti e legislazione

A
  1. primo e più alto livello la costituzione
  2. fonti primarie comprensive delle leggi ordinarie (codice civile, codice di proc. civile, penale e di proc.penale etc..)
  3. fonti secondarie (principalmente i regolamenti e gli atti amministrativi es. decreto del presidente della rep., decreti ministeriali etc)
63
Q

fonti primarie di interesse dello psicologo

A
  • legge sull’ordinamento della professione dello psicologo (18 FEB. 89 NR 56 o Legge 56/89);
  • legge Bersani nr 248/2006 che ha abolito i minimi tariffari ed è intervenuta sulla questione della pubblicità e infine ha previsto la possibilità di creare soc. professionali;
  • Legge monti (27/2012) con l’abolizione dei massimi tariffari e ha posto in carico al professionista due obblighi al conferimento dell’incarico: pattuizione del compenso con indicazione di un preventivo di massima e indicazione dei dati della polizza assicurativa per danni provocati nell’es. della propria attività professionale
  • Legge Lorenzin (3/2018) dove la professione dello psicologo è divenuta a tuti gli effetti una professione sanitaria. Essere entrati a far parte di questa categoria ha fatto insorgere l’obbligo del consenso informato, obbligo di referto e segreto professionale)
64
Q

il codice deontologico come strumento

A

è lo strumento cui il professionista serio e corretto deve far riferimento per orientare le sue scelte di comportamento ed i rapporti con la clientela

65
Q

4 FINALITA’ del codice deontologico

A
  1. tutela del cliente
  2. tutela del professionista nei confronti dei colleghi
  3. tutela del gruppo professionale
    4.responsabilità nei confronti della società
66
Q

attività tipiche dello psicologo

A

hanno come oggetto l’uso di STRUMENTI CONOSCITIVI E DI INTERVENTO per
la prevenzione
la diagnosi
le attività di abilitazione /riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alla comunità, nonché le attività di sperimentazione, ricerca e didattica di tale ambito.

67
Q

strumenti conoscitivi dello psi

A

sono i modelli concettuali con cui lo psicologo interpreta i fatti di cui viene a conoscenza nella sua professione e cioè i comportamenti, le emozioni e i pensieri delle persone.
I modelli concettuali sono molteplici ed influenzati dalla scuola di pensiero cui lo psicologo aderisce.

68
Q

strumenti di intervento dello psicologo

A

lo psi utilizza strumenti di intervento BASATI SULLA PAROLA E SULLA RELAZIONE, come ad esempio il COLLOQIO, il SOSTEGNO EMPATICO, il training autogeno, la FORMAZIONE, l’ipnosi etc.

69
Q

in cosa consiste l’atto tipico: prevenzione

A

è l’attività volta a
- impedire la manifestazione o
- a ridurre la probabilità
di insorgenza di una situazione problematica

70
Q

cos’è la diagnosi

A

consiste nella valutazione di comportamenti, sintomi e processi mentali e affettivi anormali, che risultano disadattativi e/o fonte di sofferenza, attraverso la loro classificazione in un sistema conosciuto e l’individuazione dei meccanismi e dei fattori psicologici che li hanno originati e li mantengono

71
Q

quali sono le attività di abilitazione e riabilitazione

A

si tratta delle attività che lo psi mette in atto per aiutare le persone a superare particolari momenti di difficoltà esistenziale.
con abilitazione si intende l’acquisizione di abilità mai possedute prima;
con ri-abilitazione il recupero di una funzione compromessa;

72
Q

quali sono gli atti tipici dello psi connessi con il sostegno

A

sostenere non significa promuovere il cambiamento di una persona, ma aiutarla a mantenere l’impegno richiestogli dalle sfide della vita al fine di presentare un buon livello di adattamento. Lo psi sostiene stimolando le persone ad utilizzare le proprie capacità e le proprie risorse

73
Q

requisiti per l’es. dell’attività di psicologo

A

laurea in psicologia
aver svolto un tirocinio pratico
aver conseguito l’abilitazione
essere iscritti all’apposito albo

74
Q

art. 4 - legge 56/89 - istituzione albo

A

istituisce l’albo degli psicologi riconducendo la professione tra quelle previste dall’art. 226 del codice civile (professioni intellettuali) e assoggetta gli psi al segreto professionale com previsto dall’art 622 del codice civile.

75
Q

sanzioni previste per l’iscritto all’albo da parte del consiglio regionale dell’ordine in caso di violazione di natura deontologica

A
  1. AVVERTIMENTO (contestazione o richiamo del collega ai suoi obblighi deontologici) - non prevede multe o sospensioni o altro e viene fatto in modo privato) es. dichiarazioni non conformi a livello pubblicitario.
  2. CENSURA (biasimo formale nei confronti del collega - ovvero si comunica anche in forma pubblica la propria disapprovazione nei confronti della condotta tenuta dal collega - non prevede multe o sospensioni - es. comunicazioni pubblicitarie false)
  3. SOSPENSIONE (inibizione temporanea dell’esercizio della professione per
    gravi infrazioni del codice - max anni 1)
    oppure
    - condanna per contravvenzione che sia commessa con abuso della professione quando la pena è inferiore ad un anno di arresto
    - emissione o mandato di ordine di cattura
    - ricovero in ospedale psichiatrico
    -morosità di oltre due anni nel pagamento dei contributi dovuti all’ordine
    (in qs ultimi casi non ci sono limiti di tempo per la sospensione).
    4 - RADIAZIONE ovvero espulsione dello psicologo dall’ordine che pertanto non può più esercitare la professione.
    se il soggetto ha compromesso in maniera gravissima la propria reputazione e/o la dignità della categoria professionale
    es. condanna penale con sentenza passata in giudicato a pena detentiva non inferiore a 2 anni per reati non colposi.
76
Q

cos’è la deontologia

A

l’insieme dei valori, dei principi e delle buone consuetudini che diventano regole condivise da un gruppo professionale e alle quali ogni appartenente dovrebbe ispirarsi nell.es. della propria professione.

77
Q

norme deontologiche

A

le regole di condotta da rispettare nell’es. dell’attività professionale.

78
Q

2 tipi norme contenute nel codice deontologico

A

norme di tipo imperativo - che sanciscono specifici divieti o definiscono determinati obblighi
norme di tipo permissivo - che concedono la possibilità di svolgere attività o di assumere comportamenti senza che questi divengano obbligatori.

79
Q

i 4 principi etici che caratterizzano la professione di psicologo

A
  1. RISPETTO e promozione dei diritti e della dignità delle persone e degli animali.
  2. COMPETENZA
  3. RESPONSABILITA’
  4. ONESTA’ E INTEGRITA’, LEALTA’ E TRASPARENZA.
80
Q

ES. di infrazione art. 1 del C.D

A

uno psi che ammette dinanzi alla commissione deontologica dell’orine di appartenenza di non conoscere i contenuti e neppure l’esistenza del C.D, mostrandosi del tutto inconsapevole del proprio ruolo professionale

81
Q

ES di infrazione art 2 (proc. disciplinari e sanzioni)

A
  • lo psi che non accoglie i bisogni sanitari del cliente (lo psi è tenuto ad accompagnare la persona nell’individuazione di un percorso alternativo)
  • lo psi che mal gestisce la relazione asimmetrica
  • lo psi che, adottando un comportamento superficiale, delega soggetti terzi alla pubblicizzazione di un corso da lui tenuto omettendo qualsiasi forma di controllo senza visionare la pubblicizzazione del materiale definitivo.
82
Q

che cos’è il referto

A

il referto (Dal verbo riferire) , nel contesto privato, è la dichiarazione scritta che il professionista sanitario è tenuto a presentare entro 24 ore all’autorità giudiziaria alla polizia, qualora abbia ravvisato, nel corso delle sue prestazioni, la sussistenza di un reato perseguibile d’ufficio.
L’esonero del professionista sanitario dall’obbligo di referto è previsto solo nel caso in cui i fatti che si dovrebbero descrivere nel referto convergono nell’indicare il paziente quale autore del reato esponendolo con certezza a procedimento penale

83
Q

denuncia

A

qualora un professionista operi in un contesto pubblico, o come pubblico ufficiale o come incaricato di pubblico servizio, il verbo utilizzato dal codice penale per la comunicazione da effettuare all’autorità giudiziaria è denuncia.
Qualora, durante l’esercizio della propria prestazione professionale o in ragione di essa, il professionista sanitario sia venuto a conoscenza di un reato, deve denunciarlo alla competente autorità giudiziaria.
Questa disposizione non si applica se si tratta di un reato punibile a querela della persona offesa, né si applica ai responsabili delle comunità terapeutiche per fatti commessi da persone tossicodipendenti affidate per l’esecuzione del programma definito da un servizio pubblico.

84
Q

obbligo di denuncia o referto

A

chiunque, mentre sta esercitando una professione sanitaria in VESTE DI PUBBLICO UFFICIALE, viene a conoscenza di un reato perseguibile d’ufficio, è sempre obbligato a farne denuncia all’autorità Giudiziaria (polizia/procura) redigendo un RAPPORTO. L’obbligo decade invece nel caso di reati non perseguibili d’ufficio.

Chiunque, mentre sta esercitando una professione sanitaria in veste di libero professionista, viene a conoscenza di un reato perseguibile d’ufficio, è obbligato a farne denuncia all’autorità giudiziaria redigendo un REFERTO. Il referto non è obbligatorio
- se espone il paziente al rischio di procedimento penale
- se espone il libero professionista ad un possibile danno nel fisico, nella libertà o nell’onore della propria persona o di un proprio congiunto.

IN AMBO I CASI sia di fronte al referto che di fronte alla denuncia lo psicologo deve limitare la trasmissione delle sue conoscenze allo STRETTO NECESSARIO, al fine di tutelare psicologicamente il soggetto.

85
Q

funzione principale dello psicologo

A

favorire il BENESSERE e il miglioramento della QUALITA’ di vita delle persone.
Lo psi è in grado di influire sullo sviluppo di individui e di gruppi ed influenzarne lo stato mentale

86
Q

cosa si intende per legislazione

A

l’insieme delle norme che regolano determinati aspetti della vita civile e sociale.

87
Q

legislazione professionale per gli psicologi

A

tutte le norme giuridiche cui lo psicologo in quanto tale deve attenersi

88
Q

ordinamento giuridico

A

l’insieme delle norme di uno stato

89
Q

gerarchia delle fonti cosa vuol dire

A

principio secondo il quale una fonte non può contenere disposizioni che contrastano con le nome di livello gerarchico superiore, né può modificarle o abrogarle .

90
Q

ordinamento delle fonti

A
  1. costituzione e leggi costituzionali
  2. fonti primarie: dice civile - codice di proc civile - cod penale - cod di proc penale
  3. fonti secondarie: regolamenti e atti amministrativi - decreti del presidente della rep. e del consiglio dei ministri.
91
Q

fonti primarie di interesse per lo psicologo

A
  1. maggiormente rilevante è la legge sull’ordinamento della professione di psicologo (legge 56/89)
  2. legge Bersani sulle liberalizzazioni (n248/2006 che ha abolito i minimi tariffari e ha reso negoziabili le parcelle tra le pari. permettendo di concordare la c.d. obbligazione di risultato.( non applicabile in ambito clinico).
    Questa legge è intervenuta anche sulla pubblicità e sulla possibilità di creare società professionali tra professionisti di diverse discipline.
  3. legge MONTI che ha abrogato i massimi tariffari e ha posto in capo al professionista, al momento del conferimento dell’incarico 2 obblighi:
    - pattuizione del compenso con la formulazione di un preventivo di massima;
    - indicazione dei dati della polizza assicurativa per i danni provocai nell’es. della propria attività professionale.
    - Legge Lorenzin (3/2018) con cui la professione di psicologo diviene a tutti gli effetti una professione sanitaria, che comporta obbligo della legge 219/2017 sul CONSENSO INFORMATO
92
Q

CONSENSO INFORMATO secondo legge 219/2017

A

questo provvedimento tutela il diritto alla vita, alla salute, alla dignità e all’autodeterminazione della persona e stabilisce che nessun trattamento sanitario possa essere iniziato o proseguito se privo del CONSENSO LIBERO ED INFORMATO della persona interessata, tranne nei casi espressamente previsti dalla legge.

93
Q

art 1 legge 219/2017 (destinatari dei trattamenti sanitari e consenso)

A

La persona destinataria di un trattamento sanitario ha DIRITTO di essere informata sulle modalità, sui benefici, sugli eventuali effetti collaterali, sui rischi e sull’esistenza di valide alternative terapeutiche.

94
Q

art 3 legge 219/2017 (consenso e minori)

A

per i minori o le persone interdette o consenso informato deve essere dato da chi ha la RESPONSABILITA’ GENITORIALE o la TUTELA TENENDO CONTO DELLA VOLONTÀ ‘ DEL MINORE, in relazione alla sua età e al suo grado di maturità, e avendo come scopo LA TUTELA DELLA SUA SALUTE PSICOFISICA nel pieno rispetto della sua dignità

95
Q

cosa significa “meritare la fiducia del cliente”

A

la condotta dell’operatore deve essere tale da consentire a quanti ne utilizzano la competenza di poter, in modo assoluto e totale, confidare che tale condotta sarà dettata dal prioritario obiettivo dell’interesse del cliente, per tale motivo si parla di RAPPORTO PROFESSIONALE FIDUCIARIO.

96
Q

cosa si intende per “possedere una competenza adeguata a rispondere alla domanda del cliente”

A

implica la consapevolezza dei limiti del proprio sapere e del proprio saper fare, con il conseguente rifiuto di compiere atti professionali per i quali si ritiene di non avere una adeguata preparazione.

97
Q

cosa si intende per “usare con giustizia il proprio potere”

A

l’accento è qui posto sulla ASIMMETRICITA’ DEL RAPPORTO PROFESSIONALE, che si configura come una relazione in cui il professionista, detentore di uno specifico sapere e saper fare che gli fornisce gli strumenti per comprendere e affrontare la domanda del cliente, ha un potere che il cliente non ha.

Usare con giustizia il proprio potere implica il rispetto dei 3 cardini della giustizia stessa:
- non provocare danno;
- rispettare l’autonomia e la dignità del cliente non “usandolo” a proprio vantaggio;
- mantenere una condotta consona all decoro e alla dignità della professione

98
Q

cosa si intende per “difendere l’autonomia professionale”

A

si intende in due direzioni
1. contrastare i tentativi di altri professionisti di compiere atti professionali che appartengono alla competenza esclusiva dello psicologo
2. imporre allo psicologo l’uso di determinati strumenti conoscitivi e di intervento la cui scelta è a lui riservata.

99
Q

deontologia

A

l’insieme dei valori, dei principi e delle buone consuetudini he diventano regole condivise da un gruppo professionale

100
Q

oggetto della scienza psicologica

A

l’insieme dei rapporti reciproci tra la vita psichica, le dimensioni relazionali e i comportamenti individuali, di gruppo e di comunità

101
Q

4 principi etici fondamentali e imprescindibili nell’es. della professione

A
  1. RISPETTO E PROMOZIONE DEI DIRITTI E DELLA DIGNITA’ DELLE PERSONE E DEGLI ANIMALI;
  2. COMPETENZA E CONTINUO AGGIORNAMENTO;
  3. RESPONSABILITA’ PROFESSIONALE E SCIENTIFICA;
  4. ONESTA’ & INTEGRITA’, LEALTA’ E TRASPARENZA.
102
Q

impegno alla trasparenza

A
  • nel presentare il proprio ruolo i propri metodi;
  • esplicare gli strumenti utilizzati e ad informare circa le prestazioni e gli interventi offerti

si tratta di uno dei presupposti fondamentali del SAPER FARE e del SAPER ESSERE dello psicologo

103
Q

cosa si intende per benessere dell’individuo (obiettivo primario per tutti gli psicologi)

A

In termini psicologici, il benessere dell’individuo è uno stato di equilibrio psicofisico in cui la persona percepisce un senso di soddisfazione, realizzazione e armonia con sé stessa e con l’ambiente circostante. Questo stato non è semplicemente l’assenza di malessere o disagio, ma un insieme di condizioni che promuovono il fiorire delle potenzialità umane e l’adattamento positivo alle sfide della vita.

Il benessere si può suddividere in vari aspetti principali:

  1. Benessere psicologico: include l’autorealizzazione, il senso di autonomia, la capacità di gestione delle emozioni, la resilienza, e il mantenimento di relazioni significative e soddisfacenti.
  2. Benessere fisico: si riferisce alla salute e al funzionamento del corpo. Un corpo in buona salute è generalmente una base necessaria per un benessere psicologico, poiché corpo e mente sono interconnessi.
  3. Benessere sociale: comprende la qualità delle relazioni con gli altri e la percezione di appartenenza a una comunità. La rete di supporto sociale e i rapporti positivi contribuiscono al senso di sicurezza e alla soddisfazione personale.
  4. Benessere esistenziale o spirituale: si riferisce al significato e allo scopo che una persona attribuisce alla propria vita. Trovarsi in un cammino di significato aiuta l’individuo a dare valore alle proprie esperienze e a sviluppare un atteggiamento di fiducia verso il futuro.

In psicologia, il concetto di benessere dell’individuo è stato studiato da diversi approcci teorici. Ad esempio, la psicologia positiva di Martin Seligman esplora il benessere attraverso il modello PERMA, che identifica cinque elementi fondamentali: emozioni positive (Positive Emotions), coinvolgimento (Engagement), relazioni (Relationships), significato (Meaning) e realizzazione (Accomplishment).

L’obiettivo della psicologia del benessere non è solo alleviare i sintomi del disagio psicologico, ma anche promuovere la crescita personale e la qualità della vita, accompagnando l’individuo a vivere in modo pieno e soddisfacente.

104
Q

art 4 legge 18 febbraio 1989

A

istituisce L’ALBO DEGLI PSICOLOGI riconducendo la professione tra quelle INTELLETTUALI previste dall’art 2226 del codice civile e assoggetta gli psicologi al SEGRETO PROFESSIONALE, come previsto dall’art. 622 del codice penale.

105
Q

Quali sono gli obiettivi principali del Codice Deontologico per gli psicologi?

A

Garantire che l’attività professionale dello psicologo sia condotta in modo etico e responsabile, tutelando il benessere, la dignità e i diritti dei clienti, e salvaguardando l’integrità della professione.

106
Q

In che modo il Codice protegge il benessere e i diritti del cliente?

A

Fornendo linee guida chiare sui principi etici, come il rispetto per la dignità, la riservatezza, l’autonomia e il diritto del cliente a un trattamento competente.

107
Q

Qual è l’importanza dell’autonomia professionale dello psicologo secondo il Codice?

A

L’autonomia garantisce che lo psicologo agisca senza influenze esterne inappropriate (es. pressioni istituzionali o personali), basandosi solo sulla scienza e sull’etica.

108
Q

Articolo 3: Cosa significa che “lo psicologo considera suo dovere mantenere un livello adeguato di preparazione e aggiornamento professionale”?

A

Significa che lo psicologo deve aggiornarsi costantemente sulle evoluzioni scientifiche e tecniche del settore per offrire interventi di qualità e basati su evidenze scientifiche.

109
Q

Articolo 5: In che modo il principio di “responsabilità professionale” guida il comportamento dello psicologo?

A

Lo psicologo è responsabile degli effetti delle proprie azioni e decisioni sui clienti e sulla società. Deve valutare i rischi e agire nel miglior interesse del cliente.

110
Q

Articolo 7: Come viene garantita l’autonomia e l’integrità professionale dello psicologo in contesti istituzionali?

A

Lo psicologo deve preservare la propria indipendenza da pressioni istituzionali o personali, lavorando secondo i principi del Codice e rifiutandosi di partecipare a interventi non etici.

111
Q

Articolo 11: Quali sono i limiti e le eccezioni del segreto professionale secondo il Codice?

A

Il segreto professionale può essere derogato solo in casi specifici, come:

Pericolo grave e imminente per il cliente o terzi.
Richiesta dell'autorità giudiziaria, nei limiti stabiliti dalla legge.
Consenso esplicito del cliente.
112
Q

Articolo 14: Quali sono gli obblighi etici durante le attività di gruppo?

A

Lo psicologo deve garantire che tutti i partecipanti rispettino la riservatezza e creino un clima di fiducia e rispetto. Le informazioni personali condivise non devono uscire dal gruppo.

113
Q

Articolo 31: Come si applica il Codice quando un minore necessita di intervento psicologico, ma i genitori non danno il consenso?

A

Se il trattamento è necessario per il benessere del minore, lo psicologo può richiedere un intervento del tribunale tramite i servizi sociali, in base all’Art. 31 e alle leggi vigenti.

114
Q

In che modo il Codice si applica quando uno psicologo viene chiamato a testimoniare in tribunale?

A

Lo psicologo deve mantenere il segreto professionale, salvo che il giudice disponga altrimenti. In quel caso, deve limitarsi a fornire solo le informazioni richieste.

115
Q

Come dovrebbe comportarsi uno psicologo in conflitto di interessi con un cliente?

A

Deve astenersi dall’intervento, informando il cliente del conflitto e, se necessario, indirizzandolo verso un altro professionista.

116
Q

Quali sono le conseguenze deontologiche di una violazione del segreto professionale?

A

La violazione può portare a sanzioni disciplinari da parte dell’Ordine (richiamo, sospensione, radiazione) e conseguenze legali.

117
Q

Se un cliente minorenne racconta maltrattamenti in casa, come dovrebbe agire lo psicologo?

A

Lo psicologo deve segnalare la situazione ai servizi sociali o all’autorità giudiziaria, in base all’Art. 31 del Codice, garantendo la tutela del minore e rispettando le normative di legge.

118
Q

Come lo psicologo dovrebbe gestire una richiesta di intervento eticamente dubbia?

A

Deve spiegare al cliente i motivi del rifiuto e proporre alternative più adeguate, sempre rispettando i principi del Codice e salvaguardando il benessere del cliente.

119
Q

Come bilanciare riservatezza e condivisione in supervisione di un team educativo?

A

Lo psicologo deve condividere solo le informazioni strettamente necessarie al miglioramento del lavoro educativo, evitando dettagli personali inutili e garantendo che il team rispetti la riservatezza.

120
Q

Quali sono gli atti riservati esclusivamente agli psicologi secondo la legge italiana?

A

Sono riservati agli psicologi gli interventi di diagnosi, sostegno psicologico, abilitazione-riabilitazione e psicoterapia, definiti dalla Legge 56/1989. Nessun’altra figura professionale può effettuare diagnosi o interventi clinici di competenza psicologica.

121
Q

Come si differenziano gli atti dello psicologo rispetto a quelli di altre figure professionali in una comunità educativa?

A

Lo psicologo si occupa di aspetti legati al benessere psicologico e alle dinamiche emotive-relazionali, mentre educatori e assistenti sociali si concentrano su aspetti pratico-educativi e sociali. Lo psicologo utilizza strumenti scientifici per comprendere i bisogni psicologici dei minori, come colloqui clinici, osservazioni strutturate e supervisione.

122
Q

In quali situazioni lo psicologo può attivare un intervento clinico senza il consenso dei genitori?

A

Se l’intervento è necessario per la tutela del minore e i genitori rifiutano il consenso, può essere richiesto un provvedimento del tribunale, secondo l’Art. 31 del Codice Deontologico e le norme vigenti.

123
Q

Quali sono le principali funzioni dello psicologo in una comunità educativa per minori?

A

Supervisione del team educativo, supporto psicologico ai minori, conduzione di gruppi di sostegno, valutazioni del benessere psicologico e progettazione di interventi mirati. Collabora con i servizi sociali per monitorare i progressi dei minori.

124
Q

Qual è il ruolo dello psicologo nella gestione delle supervisioni mensili per l’équipe educativa?

A

Lo psicologo facilita la riflessione sulle difficoltà operative, offre strategie per gestire i minori e promuove il lavoro di squadra, sostenendo la motivazione e la coesione del gruppo.

125
Q

In che modo lo psicologo integra la sua attività con quella degli altri professionisti?

A

Condivide osservazioni e piani d’intervento, rispettando il ruolo di ciascun professionista. Coordina le azioni per garantire un approccio integrato e centrato sui bisogni del minore.

126
Q

Come lo psicologo può promuovere l’empowerment dei minori ospiti della comunità?

A

Attraverso attività di gruppo, percorsi di sostegno individuale, educazione emotiva e sviluppo di competenze sociali, lo psicologo aiuta i minori a sviluppare resilienza e consapevolezza di sé.

127
Q

Quali strategie utilizza lo psicologo per garantire il benessere psicologico dei minori durante le attività educative?

A

Collabora con gli educatori per creare attività che favoriscano l’espressione delle emozioni, la gestione dei conflitti e il rispetto reciproco.

128
Q

Quali sono i principi etici fondamentali che guidano l’intervento psicologico in una comunità educativa?

A

Rispetto della dignità del minore, tutela della privacy, promozione del benessere, trasparenza e collaborazione multidisciplinare.

129
Q

Come si applica il principio del consenso informato nei percorsi di supporto psicologico per i minori?

A

Il consenso è richiesto dai genitori o da chi esercita la potestà. Per i minori più grandi, è buona prassi ottenere anche il loro assenso, coinvolgendoli nel processo decisionale.

130
Q

Quali competenze lo psicologo in formazione può sviluppare durante il tirocinio?

A

Osservazione delle dinamiche educative, conduzione di colloqui, tecniche di gestione di gruppo, capacità di integrazione nel team e applicazione dei principi etici.

131
Q

Come si articola il ruolo dello psicologo nel supporto ai minori in situazioni di separazione familiare?

A

Fornisce un sostegno emotivo per elaborare la separazione e promuove il mantenimento dei legami affettivi in modo sano, lavorando anche con gli educatori.

132
Q

Qual è l’importanza del tirocinio per comprendere l’applicazione delle norme del Codice Deontologico?

A

Permette di vedere come i principi etici (es. riservatezza, autonomia, responsabilità) si applicano concretamente in situazioni reali.

133
Q

Quali sono le principali sfide etiche che potresti incontrare durante il tirocinio?

A

Gestione della riservatezza, conflitti tra esigenze del minore e richieste dei genitori, o decisioni difficili legate al segnalare situazioni di rischio.

134
Q

Qual è il contributo del tirocinante nella conduzione di gruppi educativi o di supporto?

A

Il tirocinante può osservare e partecipare alla pianificazione delle attività, apprendendo come facilitare la comunicazione e favorire la partecipazione dei minori.

135
Q

Come il tirocinio ti permette di osservare la gestione di dinamiche relazionali complesse all’interno del team educativo?

A

Osservando le supervisioni e le discussioni di casi, il tirocinante comprende come il team affronta conflitti, differenze di opinione e gestione dello stress.

136
Q

In che modo le esperienze di supervisione e team-building arricchiscono la tua formazione?

A

Offrono l’opportunità di imparare tecniche per migliorare la collaborazione, sviluppare empatia e gestire situazioni difficili in modo etico e professionale.

137
Q

Come applicare i principi di riservatezza e privacy durante il tirocinio?

A

Evitando di divulgare dettagli identificativi dei minori al di fuori del contesto professionale e utilizzando i dati raccolti solo per scopi formativi.

138
Q

Quali sono i confini tra il ruolo di un tirocinante e quello di un professionista?

A

Il tirocinante osserva, apprende e partecipa sotto la guida di un tutor, senza assumersi responsabilità dirette sui casi.

139
Q

Che tipo di osservazioni puoi fare durante il tirocinio sulle dinamiche legate all’abbandono, alla resilienza e all’attaccamento dei minori?

A

Puoi osservare come i minori reagiscono alla separazione dai genitori, i loro meccanismi di coping e le relazioni che sviluppano con gli educatori e tra pari.

140
Q

quando la prestazione di uno psicologo è da considerarsi “non sanitaria”

A

Le prestazioni di uno psicologo sono considerate “non sanitarie” quando non sono direttamente finalizzate alla tutela o al miglioramento della salute psicologica dell’individuo. In particolare, si tratta di attività che non rientrano nelle categorie di prevenzione, diagnosi, cura o riabilitazione. Esempi di tali prestazioni includono:

Perizie e consulenze tecniche d'ufficio (CTU) o di parte (CTP): attività svolte in ambito giuridico per fornire valutazioni o pareri professionali.
Deontologia Psicologi

Formazione e docenza: insegnamento di materie psicologiche o conduzione di corsi di formazione per enti o aziende.
Ordine Psicologi Toscana

Selezione del personale: processi di valutazione e scelta di candidati per posizioni lavorative.
Ordine Psicologi Liguria

Supervisione professionale: supporto e guida offerti a colleghi o altri professionisti nel loro lavoro clinico o educativo.
Ordine Psicologi Toscana

È importante notare che queste prestazioni, non essendo di natura sanitaria, sono generalmente soggette all’applicazione dell’IVA e non sono detraibili ai fini IRPEF.
Ordine Psicologi Toscana